Napoli, Ancelotti: "Qui si sta da dio, questa città è un paradiso"

Il tecnico azzurro: "E' importante saper gestire lo stress, lascerò quando non sarò più capace di farlo"

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E' iniziata bene l'avventura di Ancelotti al Napoli, che al momento è secondo soltanto a una Juve inarrestabile. "A Napoli si sta da dio, questa città è un paradiso - dice il tecnico nel corso della presentazione del libro 'Demoni' di Alessandro Alciato -. I demoni ci sono nel calcio e nella vita, ma qui a Napoli no. Comunque è importante saper gestire lo stress. E' una cosa che ci accomuna tutti, ma se lo sappiamo riutilizzare può diventare energia".

Ancelotti fa riferimento alla storia di Arrigo Sacchi, che a un certo punto ha deciso di lasciare la carriera da allenatore a causa dello stress: "Era un allenatore che pretendeva molto dagli altri, ma soprattutto da se stesso. Lo stress riguarda tutti, ma dobbiamo riuscire a gestirlo. Chi lo gestisce bene lo trasforma in energia. Io ora sto bene, mi piace quello che faccio, il giorno che sentirò che lo stress non diventa gestibile lascerò. I demoni nel calcio? Per un allenatore lo può essere il calciatore egoista, poco professionale, ma adesso è abbastanza professionale, molto di più di quando giocavo io. Shevchenko aveva più bisogno di vedere le cose, anche per una questione di lingua, mentre Inzaghi era meno adatto a vederle e più a sentirle. Avevo un rapporto personale molto diverso fra l’uno e l’altro, ma erano entrambi due grandissimi calciatori".

L'allenatore del Napoli parla poi della finale persa contro il Liverpool nel 2005: "Non la considero un demone. E' l'episodio di un percorso con cose positive e negative ma se devo scegliere mi rimangono addosso le notti di Champions del 2007 e del 2003 e ho cercato di farmi rimanere poco addosso il 2005. Nel calcio spesso si dice che non bisogna festeggiare le vittorie ma pensare alla partita successiva, invece si devono festeggiare e ricordare le vittorie".

L'approccio al calcio, e alla vita, per Ancelotti è qualcosa di molto chiaro: "Se ci si crede, le difficoltà diventano un’opportunità per essere migliori. E vale anche per il mondo del calcio. Ci sono stati momenti di difficoltà ma non li ho mai considerati in maniera grave. Si è trattato semplicemente di problemi lavorativi che mi hanno fatto crescere e che, a distanza di tempo, mi hanno aiutato a capire quali siano le cose veramente importanti. Ci sono cose molto più importanti e più gravi di una sconfitta. Il calcio, e lo sport in generale, è una metafora importante della vita ma vanno messi nel posto giusto. La vita è piena di problemi molto molto più gravi di una partita di calcio. La sconfitta purtroppo ce la sentiamo addosso perché le cose negative ci restano sempre più addosso rispetto a quelle positive. La gestione di un gruppo di lavoro? E' complessa ma anche molto semplice. Devi riuscire a coinvolgere, motivare e rendere responsabili le persone. Sono passi che devi fare ogni giorno in maniera formale ma anche informale. La relazione e la comunicazione tra le persone è di fondamentale importanza per far rendere al meglio le qualità della persona. Io non posso e non voglio controllare tutto. Delego molto alle persone che lavorano con me e sono consapevole di avere persone di qualità. In questo contesto la persona può avere tante difficoltà. Quando non c’è solo il rapporto lavorativo le persone rendono di più".