Venerdì sarà la 170.a partita tra Juventus-Inter, un bilancio che sorride ai bianconeri (81 vittorie contro 46 e 43 pareggi) anche se da sempre è una sfida che va oltre il risultato del campo. Cercando di dare un inizio a questa particolare rivalità, si deve tornare al 1961 quando il match a Torino fu sospeso a causa di una presenza di tifosi superiore al consentito: fu data la vittoria a tavolino agli ospiti, come volevano i regolamenti di allora, ma la Juve fece ricorso per poi vincerlo, la partita andava ripetuta. Al momento di giocare il recupero i bianconeri avevano già conquistato lo scudetto così l'allora presidente nerazzurro Angelo Moratti per protesta mandò in campo la Primavera: fini 9-1 per la Juve, ultima partita di Giampiero Boniperti e prima di Sandro Mazzola, autore dell'unico gol ospite.
Sei anni più tardi uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani inventò il termine Derby d'Italia per le sfide tra Juventus e Inter: quello di Gianni Brera, che non spiegò mai nel dettaglio l'origine della denominazione, fu un omaggio a due squadre dalla rivalità accanita ma anche perché erano le due squadre italiane con più scudetti in bacheca (oggi la Juve è a quota 34, nerazzurri e Milan ne hanno vinti 18).
Nel corso degli anni la rivalità tra le due squadre rimase accesa ma non come nel 1961, l'occasione per riaccendere il fuoco capitò vent'anni fa con il famoso scontro Iuliano-Ronaldo. A Torino la partita scudetto finì 1-0 per i bianconeri grazie ad un gol di Del Piero ma negli occhi dei tifosi nerazzurri ancora oggi rimane la decisione dell'arbitro Ceccarini di non assegnare un calcio di rigore per l'intervento di Mark Iuliano a Ronaldo, poi sul ribaltamento di fronte fischiò invece penalty per la Juve con Pagliuca che respinse il tiro del 10 bianconero.
Nel 2006 il caso Calciopoli ha cambiato, forse per sempre, la storia della rivalità tra Juventus e Inter. La retrocessione dei bianconeri in B e l'assegnazione dello scudetto 2005/06 ai nerazzurri è ancora oggi motivo di divisione. I tifosi interisti lo chiamano "scudetto dell'onestà" mentre quelli juventini "scudetto di cartone".
Il Triplete del 2010 con l'esternazioni di Josè Mourinho e i sette anni di trionfi bianconeri sono solo gli ultimi atti di un confronto che non sarà mai banale: basta tornare al 2-3 di San Siro dello scorso aprile con l'espulsione contestata di Vecino e una vittoria della Juve che sostanzialmente ha significato l'ennesimo campionato vinto. E venerdì si riparte.