Dieci giorni per capire cosa c'è dentro la crisi di fine autunno del Milan. E, casomai, decidere se è il caso di restare così come si sta, oppure scegliersi un'altra strada. Il doppio 0-0 (Torino e Bologna) e l'inopinato fuori onda di Europa League, ovvio, lasciano spazio a quel dovuto malumore che da sempre regola la vita, e i destini, del Pallone.
Il Milan quarto in classifica, oggi, è un bel vedere nonostante quel "gelo" sceso nelle ultime tre partite. E qui -al quarto posto- l'alta dirigenza (Elliott, il neo ad Gazidis, Leonardo e Maldini) conta di restare da qui a dieci giorni, ovvero dopo le partite con Fiorentina (a San Siro), Frosinone (trasferta) e Spal (a San Siro).
E' un girone (d'andata) che si chiude e c'è un bilancio da tracciare. E quel giorno, sabato 29 dicembre, è una sorta di linea di confine oltre il quale volgere lo sguardo: per capire e decidere. In tal senso, al di là dei sentimenti, della bontà del lavoro svolto, della lista-infortuni-squalifiche e della stretta difesa nei riguardi di Rino Gattuso anche in momenti amari, un problema tecnico può presentarsi. Un problema che deriva dalla assoluta necessità del quarto posto in funzione Champions e del futuro legato ai conti del club e alle sanzioni-Uefa, con un mercato d'inverno che ha già in bacheca Paquetà e poi ci sarà altro.
Ecco, allora, che la fine del 2019 presenterà un conto sul quale ragionare e decidere. Quel conto che al Milan si augurano sia in linea con la difesa del quarto posto, per ripartire poi con la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, perché nessuno intende mettere in croce Gattuso né inseguire la voglia di cambiare il titolare della panchina, apprezzato e -ribadiamo- difeso quando c'è stata la necessità di farlo. Ma è fatale, o forse inevitabile, porsi il problema se qualcosa di non positivo dovesse accadere nelle prossime tre gare, compromettendo classifica e umori e quant'altro.
Dinanzi a uno scenario così, la necessità di una svolta potrebbe rivelarsi l'unico antidoto -è la legge del Pallone- e la scelta di congedarsi da Gattuso un momento molto amaro. Meglio non pensarci, oggi, facendo leva sulle capacità del tecnico, su orgoglio e ottimismo e magari anche un pizzico di buonasorte. Ma, oggettivamente, è logico prepararsi un qualcosa che in funzione Milan potrebbe chiamarsi Roberto Donadoni o, in chiave europeista, Arsene Wenger per un eventuale cambio di panchina d'inizio anno, e a ridosso di Coppa Italia e soprattutto Supercoppa italiana.
A leggerli, non sono nemmeno nomi nuovi, già accostati al Milan di settembre, quando qualcosa attorno a Gattuso (e non dentro il Milan) andava storto. Ma a questi nomi si deve fare riferimento. Facendo la conta di quel che c'è da fare da qui al 29 dicembre e sapendo che Gattuso ha grinta e doti per oltrepassare questa linea di confine.
Milan, i dieci giorni della verità per capire se questa è crisi. E Gattuso...
Fiorentina, Frosinone e Spal: il 29 dicembre sarà il tempo dei bilanci e del quarto posto... obbligato. L'ombra di Donadoni o Wenger torna a farsi vedere
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