C'è una foto, datata 2012, che a guardarla oggi fa sorridere. Cristiano Ronaldo, cappellino e pollice alzato, abbraccia un ragazzino di colore che, tuta del Real Madrid addosso, fa il segno della vittoria con le due dita. Sembra, dovrebbe essere, semplicemente l'incontro tra un giovane tifoso e il suo idolo, invece dentro quello scatto c'è l'enormità di un passaggio di consegne, un piccolo pezzo di storia del pallone. Il ragazzino ha 14 anni ed è stretto in un abbraccio con CR7 perché a Zinedine Zidane, mica uno qualsiasi, hanno detto e ridetto che trattasi di fenomeno. E allora lui l'ha invitato a Madrid, alla Ciudad Deportiva di Valdebebas, per provare a convicere lui e suo padre che il calcio è calcio ovunque, ma dentro certe leggende può essere una storia diversa. E migliore.
E d'altronde alcuni buoni amici erano stati chiari con Zidane: "Viens ici pour le voir", vieni qui a vederlo. In francese, ovviamente, perché gli amici sono amici di Francia e il ragazzino, quello da andare a vedere, è Kylian Mbappé, francese di Bondy, sobborgo di Parigi, uno di quelli che nascono ogni 20 anni o giù di lì. Vent'anni, quelli che compie oggi accarezzando la Coppa del Mondo vinta solo qualche mese fa in Russia e una montagna di sogni.
Ma torniamo alla foto, perché a volte accadono cose che si capiscono solo quando è troppo tardi. Cristiano Ronaldo sta solamente abbracciando uno dei tanti. Il ragazzino è a Madrid, quindi un qualche tipo di talento lo avrà pure, ma sai quanti ne ha già visti Ronaldo di giovani calciatori così? Tutti con le sue foto in camera - come Kylian - tutti con gli occhi grandi e lucidi, lo sguardo intelligente e furbo, tutti con il sogno neppure nascosto di poter diventare un giorno come lui. Solo che quel ragazzino è diverso dagli altri e come lui, o quasi come lui, ci è diventato presto.
Mbappé è un fenomeno e non a caso è all'altro Ronaldo, il Fenomeno appunto, che è stato paragonato. Ha tecnica e velocità, visione di gioco e spensieratezza. Non è un maniaco del fisico come CR7 perché agli uomini di colore non serve, hanno quello splendore già dentro, in un Dna che è forza e dinamismo ed eleganza. Potenza e agilità, una corsa da centometrista (ai Mondiali, in contropiede, corse 55 metri in 7" con la palla al piede a una velocità di 38 km\h, roba da star dentro a una semifinale olimpica), destro e sinistro, idee chiare, testa -abbastanza- sulle spalle. Guadagna come un principe, 18 milioni a stagione, ma è già sullo stesso gradino dei re: quarto nell'ultima classifica del Pallone d'Oro alle spalle di Cristiano Ronaldo e davanti a Messi. Primo, e ci mancherebbe, nel premio Kopa riservato ai giovanissimi. Perché lui, non dimentichiamolo mai, è giovanissimo: 20 anni, da oggi fuori dai teen, viso da universitario (mancato, a scuola era una peste), una vita da primo della classe ancora davanti.
Intanto ha già infranto parecchi record: secondo giocatore più pagato di sempre (dopo Neymar) grazie al "prestito" da 180mln al Psg; secondo Under 20 di sempre ad aver segnato un gol in una finale dei Mondiali: 19 anni e 207 giorni contro i 17 anni e 249 giorni di Pelé nel Mondiale 1958 col Brasile. E poi: campione del Mondo, due Ligue 1 in bacheca (e una annunciata), 1 Coppa di Francia, 1 Coppa di Lega, campione d'Europa Under 19 (2016), Miglior giocatore del Mondiale 2018. Ed è solo l'inizio.
Nella sua carriera, sfumato il passaggio al Real perché i genitori preferirono tenerlo vicino a casa (ma non a Parigi, meglio il Monaco, molto più attento ai giovani), c'è fin qui solo la Francia ma nel suo carnet le vittime illustri sono già Manchester City e Juventus, il Borussia Dortmund e l'Argentina di Leo. E un'idea fissa, la Champions. Perché a volte un abbraccio, anche se non lo sai ancora, è un passaggio di consegne. E Mbappé, 20 anni oggi con auguri annessi, è pronto eccome a prendersi il regno di Ronaldo.
2⃣0⃣ ans, ça se fête
— Paris Saint-Germain (@PSG_inside) 20 dicembre 2018
Joyeux anniversaire @KMbappe pic.twitter.com/MV6ePmO73V