Higuain-Milan, l'addio è inevitabile

Leonardo al lavoro con il Chelsea per lo scambio con Morata. A meno di sorprese l'affare si farà

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Frosinone e Spal per Gattuso, poi chissà. Frosinone e Spal per Higuain, poi addio. L'esperienza milanista del Pipita, accolto come salvatore della Patria solo quattro mesi fa, è già segnata e di fatto finita. In queste ore - a meno di incredibili e al momento imprevedibili sorprese - Milan e Chelsea stanno perfezionando i dettagli di uno scambio affatto facile ma comunque quasi inevitabile. Quindi, come detto in questi giorni, Higuain a Londra da Sarri, Alvaro Morata a Milano da chissà chi - perché sull'allenatore tocca mettere un grosso punto interrogativo - ma in ogni caso a caccia di un privatissimo riscatto e di un più complicato rilancio della "famigerata nove", la maglia che dopo Inzaghi non è più riuscita a trovare un "degno", per così dire, erede.

Ma cosa succederà concretamente a gennaio? Leonardo e Marina Granovskaia, da qualche settimana a stretto contatto per gli affari Bakayoko e Fabregas, hanno messo sul piatto due possibilità che vanno in un'unica direzione. La prima: Higuain al Chelsea in prestito, sempre che la Juve sia d'accordo, con la libertà di scegliere a giugno se riscattarlo o meno da una parte, Morata al Milan per 18 mesi sempre in prestito dall'altra. La seconda: scambio di prestiti per sei mesi e scambio dei cartellini alla pari a giugno a riscatto del Pipita avvenuto da parte del Milan. Due strade, una sola conclusione logica e in questo momento irreversibile: l'argentino va da Sarri, lo spagnolo si prende la nove rossonera.

Perché queste certezze? Perché Gattuso ha fatto capire che Leonardo sta lavorando in questa direzione (il "finché resta" nel post Milan-Fiorentina riferito a Higuain non lascia spazio a molte interpretazioni...) e perché il Pipita avrebbe detto chiaramente a Rino di voler andare al Chelsea. I motivi possono essere molteplici, di sicuro c'è il richiamo di un tecnico, Sarri, cui avrebbe detto sì anche in estate se fosse arrivata la telefonata attesa e che ama come un padre e giù di lì. Sul perché poi gli ex juventini arrivati a Milano ultimamente se ne vadano molto in fretta fa parte di quelle questioni che la società dovrà magari prima o dopo analizzare. Ma tant'è.

Il contatto con il Chelsea, va detto, in qualche modo viene buono anche per il resto del mercato milanista sul quale però vanno fatte alcune precisazioni. Fabregas è un profilo che piace a Leonardo - e potrebbe piacere, per dire, a Wenger, che lo ha lanciato parecchi anni fa, o a Conte, che lo impiegava regolarmente -, ma nelle ultime ore le sue quotazioni si sarebbero leggermente abbassate. In realtà, a quanto pare, lo spagnolo preferirebbe altre destinazioni all'Italia e Gazidis, dal canto suo, continua a storcere il naso all'idea di acquistare giocatori sulla trentina. I colloqui tra le parti restano attivi, ma diciamo che siamo al "ci risentiamo tra un po'". Vale a dire: se entrambi non dovessero trovare soluzioni migliori entro la fine di gennaio, la questione tornerebbe di moda. Adesso, però, è meno calda di quanto ci si possa immaginare.

Certo è che qualcuno, in cabina di regia, dovrà arrivare e non è che proprio abbondino le soluzioni in tal senso a prezzo di saldo. In ogni caso, Morata a parte, il Milan proverà a fare un altro attaccante che possa giocare da seconda punta o esterno. Abbiamo parlato di Lozano e l'operazione, per quanto difficile, non si può escludere oggi. Ma qui sì che sarà bene prima parlarne con l'allenatore, che sia Gattuso o un altro. Poi bisognerà fare i conti anche con le cessioni, a partire da Calhanoglu, per il quale il Lipsia sta insistendo parecchio (e ha messo sul piatto 20 milioni), per arrivare fino a Montolivo, Bertolacci e Borini (lo cercano dalla Cina, a 15 milioni il Milan lo lascia partire). Sempre tenendo ben presente una questione non secondaria: il Milan deve trovare undici titolari all'altezza di una rincorsa Champions, ma per raggiungere l'obiettivo servono almeno 14 giocatori altamente affidabili. Attenzione, quindi, a non svuotare ulteriormente una rosa già all'osso.

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