La “scalata” dell’arrampicata sportiva alle Olimpiadi è cosa fatta. E se buona parte degli sport outdoor legati alla montagna fa inevitabilmente parte dei Giochi Invernali, in questo caso stiamo parlando della XXIIesima edizione di quelli estivi, in programma a Tokyo tra il 24 luglio e il 9 agosto del 2020. Promossa insieme a karate, skateboarding, surfing e baseball/softball, l’arrampicata si trova quindi su una vera e propria rampa di lancio e ogni occasione per allargarne la base e incrementarne la visibilità in vista del grande evento è preziosa.
Da questo punto di vista Milano Climbing Expo, evento ospitato l’ultimo weekend di gennaio sulle pareti di Urban Wall, ha rappresentato un vero e proprio festival di... prese e appigli. Circa milleduecento tra atleti e appassionati hanno vivacizzato un programma fatto di gare certo, ma anche workshop tematici, lezioni impartite da campioni della specialità e guide alpine, oltre a racconti di imprese d’arrampicata dal risvolto umano sempre rilevante, che hanno catturato l’interesse di una platea composta in larga parte da giovani e giovanissimi, con un altissimo tasso di interazione e coinvolgimento ottenuti tramite gli immancabil “social”, facebook e youtube.
Per quanto riguarda l’aspetto competitivo di MCE 2019, a sfidarsi in parete alcuni tra i migliori specialisti, con presenze da Cina, Svezia, Slovenia, Russia, Austria, Olanda e naturalmente Italia. Oltre una trentina gli atleti della nazionale Italiana. Tra di loro ci sono sicuramente i nostri rappresentanti a Tokyo, che saranno solo due, visto che il programma olimpico è per ora ristretto alla combinata (maschile e femminile). Le medaglie saranno assegnate ai migliori nel punteggio (combinato, appunto) di tre discipline: Lead (scalata classica da primo), Speed Climbing (scalata in velocità) e Boulder, vale a dire la versione indoor dell’arrampicata su blocchi, caratterizzata da altissime difficoltà. Una scelta che ha già suscitato più di una perplessità tra gli specialisti e soprattutto i puristi. Come ad esempio il fortissimo Adam Ondra che si è già pronunciato contro la scelta stessa di assimilare in un’unica competizione (di fatto parificandole) tre discipline che richiedono tecniche e metodi di preparazione molto distanti tra di loro. Ma si tratta di un primo passo, di un meccanismo sicuramente perfettibile ed in ogni caso il dibattito in corso non potrà che fare il bene dell’arrampicata, a medio e lungo termine.
A Milano intanto, pur non salendo sul gradino più alto del podio, si sono messi in mostra i due principali candidati italiani a staccare il biglietto per Tokyo. La romana Laura Rogora, diciotto anni la prossima primavera (e già ora la migliore arrampicatrice italiana su roccia di sempre) ha ottenuto la terza piazza nella gara Lead alle spalle della cinese Zhang Yuetong e della slovena Maja Vidmar. Meglio ancora ha fatto Stefano Ghisolfi, venticinquenne piemontese, secondo nella gara maschile dietro all’olandese Joerg Verhoeven. Ma u vero e proprio exploit è riuscito nella gara Boulder alll’atleta di casa Urban Wall Gabriele Moroni che ha battuto il campione del mondo Lead in carica Jakob Schubert ed il cinese Pan Yufey, secondi ex aequo.
Tra le ragazze invece sul gradino più alto del podio è salita la fortissima austriaca Jessica Piltz (campionessa del mondo Lead 2018), seguita dalla slovena Katja Kadic e dalla serba Stasa Gejo.