Gabriel Batistuta compie 50 anni. Da 16 non gioca più in Italia, da quattordici ha deciso di smettere, ma da noi, soprattutto a Firenze non smettono mai di ricordarlo per ciò che faceva sul campo. Tantissimi i messaggi di auguri per l'argentino, dal mondo del calcio, dai suoi ex compagni, da chi lo ha affrontato e ha riconosciuto in lui un avversario forte e leale.
Duecentotrentotto gol con le maglie di Fiorentina, Roma e Inter, 203 dei quali in viola. Cecchi Gori lo porta a Firenze nel '91 dopo averlo visto all'opera nel Boca Juniors. In pochi credono a quell'attaccante grezzo e capellone nato senza le stimmate del campione, convertitosi al calcio soltanto a 11 anni dopo aver giocato a volley e basket.
Gli allenamenti e la voglia di migliorare trasformano Batistuta in Batigol. L'8 settembre del 1991, contro il Genoa, il suo primo centro in Serie A ma sarà un gol alla Juventus qualche mese dopo a farne l'idolo dei tifosi. Nel 1994 - dopo il ritorno in A della Fiorentina - la definitiva consacrazione: inizia il campionato e lui segna per 11 partite di fila battendo il record di Pascutti. Nasce l'esultanza con la posa da conquistatore sulla bandierina del calcio d'angolo, più avanti la metterà da parte per sostituirla col gesto del mitragliatore.
Con i viola fino al 2000, Batigol conquista una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Poi va alla Roma di Capello per 70 miliardi di lire, vince lo scudetto e un'altra Supercoppa, ma il suo calcio tutto forza fisica e potenza atletica inizia a presentare il conto alle sue caviglie. La sua carriera in Serie A finisce con 6 mesi in maglia nerazzurra, da gennaio a giugno del 2003. Nonostante lo scudetto nella Capitale, lui, Batigol, il Re leone che ha ricevuto in regalo una statua dalla curva Fiesole e la cittadinanza onoraria, si sentirà per sempre fiorentino.