Flamengo, strage di baby campioni: dieci sogni spezzati, ecco le loro storie

Sono tutti ragazzi tra i 14 e i 17 anni quelli che hanno perso la vita nell'incendio che ha devastato il dormitorio del centro d'allenamento del club

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Sogni spezzati, dieci vite giovani che volevano scrivere un pezzetto di storia e che invece rimarranno dei giovani volti che se ne sono andati troppo presto. Dai 14 ai 17 anni, quasi tuti arrivati da lontano per giocare nel Flamengo, lontano dalle famiglie per inseguire una passione. Non ci sono più. Non ci saranno più. Ma almeno per un attimo è giusto ricordare chi erano.

La vita gli ha riservato una tragica beffa. Arthur Vinícius de Barros Silva Freitas è morto un giorno prima di compiere 15 anni, compleanno che avrebbe festeggiato con la mamma, la zia e la cugina che abitavano con lui prima del trasferimento al Flamengo e l’avrebbero raggiunto a Rio. Faceva il difensore centrale ed era nato a Volta Redonda, la stessa città dove è nato l’ex interista Felipe Melo. Da tre anni in maglia rossonera, era già stato convocato per la Nazionale Under 15.

Veniva da lontano, dallo stato de Sergipe, esattamente dalla città di Lagarto, quartiere Povoado Brasilia. Aveva iniziato a giocare in una scuola calcio che si chiama Geraçao do Futuro, la stessa dove si è rivelato Diego Costa, oggi attaccante dell’Atletico Madrid. Athila aveva 14 anni e faceva l’attaccante, il 28 marzo 2018 si era sottoposto a un lunghissimo viaggio dal Sergipe per sottoporsi a un provino e il 9 aprile aveva ricevuto la notizia di essere stato preso. Proprio domenica scorsa era rientrato a Rio da Aracaju dopo una vacanza che gli era stata concessa grazie alle buone prestazioni nella Coppa Zico, in cui aveva realizzato 3 gol.

Portiere di 14 anni, con la faccia pulita da bravo ragazzo, veniva dalla città di Indaial, nella Valle di Itajaì, stato di Santa Catarina, regione di surfisti e di spiagge infinite. Aveva cominciato a giocare nel calcio a cinque con il Guarani de Brusque, poi è passato per le giovanili dell’Atletico Paranaense. Era arrivato al Flamengo nell’agosto del 2018. La mamma non ha resistito al dolore, non ha avuto il coraggio di andare a Rio, lasciando l’incombenza del riconoscimento del corpo al marito.

Forse il portiere più promettente di tutta la sua generazione. Collezionava convocazioni per le Nazionali giovanili e si era fatto fotografare anche con Tite, il CT della Nazionale maggiore. Aveva solo 15 anni ma era già stato osservato in maniera molto attenta da parecchie società straniere. In generale era una delle promesse più interessanti di tutto il settore giovanile di flamenguista.

Era una recluta, nel senso che da una sola settimana era entrato a far parte delle giovanili del Flamengo, dopo essere passato per l’Athletico Paranaense. Meglio conosciuto come “Gedinho”, Gedson Beltrão dos Santos Corgosinho era un attaccante di 14 anni nato a Itararè, nello stato di San Paolo, a 350 chilometri dal capoluogo. Proprio a Itararè aveva cominciato a giocare nell’Associazione Atletica Banco do Brasil, poi era passato per il Trieste Futebol Clube di Curitiba e quindi per l’Athletico Paranaense. Poche ore prima della tragedia aveva postato sui social una sua foto e annunciava di essersi trasferito a Rio.

Pochi giorni e avrebbe compiuto 16 anni (era nato il 14 febbraio) ed era a Rio de Janeiro da quando ne aveva 12. Per due anni però aveva vissuto a casa di amici perché solo dai 14 anni è possibile alloggiare al Ninho do Urubu. Centrocampista centrale o terzino sinistro, aveva cominciato a giocare a 7 anni nel calcio a cinque nel Democrata di Alèm Paraiba, la città dello stato di Minas Gerais dove era nato. Era un vero leader, capitano della squadra Under 15 che nel 2018 ha vinto il campionato statale di categoria. Stava per passare all’Under 16.

Era cugino di Werley, difensore del Vasco da Gama, e anche di Nathan, centrocampista dell’Atletico Mineiro in prestito dal Chelsea. Nato a Oliveira, nello stato di Minas Gerais a 150 chilometri dalla capitale Belo Horizonte, aveva 14 anni ed era arrivato a Rio l’anno scorso. Da bambino aveva giocato in squadre della sua città, il Social e il Dom Bosco. A 12 anni era stato preso dall’Atletico Mineiro ma era poi anche stato scartato a causa di problemi muscolari. Poi però nel 2018 era tornato in campo grazie all’Inter, sì, l’Inter di Milano che gli aveva dato l’opportunità di giocare nell’Inter Academy di Divinòpolis. Risolti i problemi muscolari, si era rivelato un ottimo prospetto.

Il più “anziano” dei ragazzi scomparsi, Rykelmo de Souza Viana avrebbe compiuto 17 anni il 26 febbraio. Amatissimo dai compagni di squadra per la sua simpatia, faceva parte della squadra Under 17 era soprannominato “Bolivia”. Era nato a Limeira, nello stato di San Paolo, ed era stato battezzato Rykelmo in omaggio a Riquelme, centrocampista dell’Argentina, che il padre aveva volutamente storpiato in Rykelmo mantenendo però un suono simile. Dai 6 ai 13 anni ha giocato in una scuola calcio della sua città, con un passaggio per l’Independiente de Limeira, facendo provini anche per il San Paolo e il Gremio. Prima di arrivare al Flamengo tre anni fa, era passato per la Portuguesa Santista. Giocava con la maglia numero 5, faceva il regista e prometteva davvero bene.

Non veniva da un posto particolarmente lontano, perché era di Sao Joao de Meriti, nello stato di Rio de Janeiro. Spesso tornava a casa, nel quartiere di Morro do Conceito, ma altre volte dormiva al Ninho do Urubu. Terzino destro di grande dinamismo, era titolare nella sua categoria e avrebbe compiuto 16 anni il 4 aprile. Recentemente con la sua squadra aveva vinto la Copa Nike ed era stato finalista della Copa Votorantim.

Aveva la faccia da bambino e in effetti lo era, visto che aveva solo 14 anni. Era nato a Florianopolis, nello stato di Santa Catarina, e aveva iniziato a giocare nel calcio a cinque con la maglia del Figueirense. Poi era stato scoperto da Savio, ex giocatore del Flamengo e del Real Madrid, che sei mesi fa l’aveva portato proprio al Flamengo. Era conosciuto come “Vitinho”.

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