I primi quarant'anni del fenomeno Valentino Rossi

Il pesarese ha stravolto la storia del motociclismo, in pista e fuori. E non è ancora finita

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Nei suoi primi quarant’anni Valentino Rossi ha stravolto la storia del motociclismo. Lo ha fatto con agilità per certi versi imbarazzante, divertendo e divertendosi. Il giorno del suo primo Gran Premio - Malesia 31 marzo 1996 - il più vecchio sulla griglia di partenza era lo spagnolo Jorge “Aspar” Martinez, classe 1962. 22 anni più tardi - nella scorsa stagione - Rossi ha visto debuttare e vincere in Moto3 il turco Can Oncu, nato nel 2003. Dati anagrafici che sottolineano un susseguirsi di generazioni di piloti, con una sola costante, Valentino Rossi appunto. Il viaggio nelle cifre di questo fenomeno assoluto è impressionante. 383 gare, 115 vittorie, 232 piazzamenti sul podio, 65 pole position, 95 giri veloci, ma soprattutto 9 titoli mondiali vinti tra il 1997 e il 2009. Poi è arrivato il complicato confronto con ragazzini cresciuti con i suoi poster in cameretta o che consideravano batterlo il primo obiettivo della carriera. Prima Stoner, poi Lorenzo e oggi Marquez hanno impedito a Rossi di mettere l’autografo sulla decima coppa.

Eppure è sempre lui il punto di riferimento, anche di questa generazione, che confrontandosi e superando il mito ha consolidato il suo status. Rossi comunque è sempre lì, nonostante l’età. Dal 2010 in poi non avrà vinto il titolo, ma si è piazzato 3 volte al secondo posto nel mondiale e altrettante al terzo. Segno di una fame ancora intatta, di una costanza di rendimento ad alto livello inversamente proporzionale agli anni che passano. Battere in pista Rossi si può, certo. Ma fuori dai circuiti per la concorrenza la missione è impossibile. A 40 anni VR46 oltre che uomo e pilota, rappresenta il marchio più riconoscibile del motomondiale, una griffe indispensabile a chi organizza il campionato. Rossi è ancora capace di scatenare scene di isteria collettiva in giro per il mondo. Dall’Inghilterra alla Germania, dalla Malesia all’Australia. Materiale sconosciuto ai suoi avversari che vincono di più, ma non hanno la stessa capacità di alimentare un tifo planetario come da sempre riesce a Valentino. A quarant’anni Rossi ci proverà ancora, fondamentalmente perché non ha smesso di divertirsi e trova continuamente gli stimoli per confrontarsi con colleghi molto più giovani di lui. Ragazzi che andavano all’asilo quando lui già vinceva in 125 o che, addirittura, nemmeno erano nati. Insomma il dottore ha spostato un po’ più in là il momento della pensione agonistica. Gli uffici della sua azienda, VR46, possono attendere. Magari oltre ai due anni di contratto che lo legano alla Yamaha.

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