Tennis, caso Navratilova: cacciata dall'associazione pro-Lgbt

L'ex tennista aveva definito "follia" giocare contro avversarie transgender, Athlete Ally la destituisce come ambasciatrice

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Non accenna a placarsi la polemica intorno a Martina Navratilova, che aveva definito "folle e ingiusto" giocare contro tenniste transgender. L'americana, 18 titoli in singolo del Grande Slam vinti in carriera, è stata destituita dal ruolo di ambasciatrice dell'organizzazione che si batte per gli sportivi Lgbt, Athlete Ally: "Siamo fermamente contro chi perpetua attacchi contro la comunità trans, indipendentemente da chi sia o da quanto ha vinto".

La 62enne aveva scritto sul Sunday Times: "Ingiusto che le donne debbano competere contro persone che, biologicamente, sono ancora uomini. Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei".

Navratilova, omosessuale dichiarata sin dagli anni '80, sposata dal 2014 con la storica compagna Julia Lemigova e pioniera dei diritti gay, era entrata a far parte di Athlete Ally nel 2014 e in quello stesso anno fu anche premiata al gala di fine anno dell'associazione. L'atleta Rachel McKinnon, lo scorso ottobre prima donna transgender a vincere il titolo mondiale Master nel ciclismo su pista, ha definito le parole della Navratilova "inquietanti, sconvolgenti e profondamente transfobiche".

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