Archiviato il flop di Madrid, la Juventus ha 20 giorni per allenarsi mentalmente e fisicamente a una grande rimonta che, guardando al passato, non rientra tra le sue specialità. Le era praticamente riuscita lo scorso anno al Bernabeu, prima che Benatia atterrasse Lucas Vazquez e che Buffon perdesse la testa per una decisione arbitrale dolorosa, ma corretta.
In attesa del ritorno non si può dire che la Juventus di Allegri, con 2 finali di Champions nelle ultime 4 stagioni, sia stata deludente in Europa, ma va sottolineato come le sue migliori imprese siano sempre state realizzate, o sfiorate, fuori casa: pietre miliari nella cavalcata verso Berlino 2015 sono il 3-0 di Dortmund e l'1-1 contro il Real al Bernabeu dopo le sofferte vittorie per 2-1 a Torino.
L'anno dopo, il Bayern viene umiliato all'Allianz Arena, prima che la Juve, avanti 2-0, sciupi tutto al 90' e nei supplementari. Infine c'è la remuntada del Bernabeu sfumata al 90': sarebbe stata la più grande impresa della storia bianconera in Europa.
Nel ritorno contro l'Atletico di martedì 12 marzo servirà non sbagliare nulla e, soprattutto, alzare il ritmo. La Juventus in campionato può anche giocare sottoritmo e commettere errori tecnici che raramente vengono puniti, tanto domina ugualmente, ma in Champions è tutta un'altra cosa: anche il più stupido passaggio orizzontale può diventare il passaggio della vita e, se lo sbagli, gli avversari non perdonano.
Tra 20 giorni la Juve dovrà vincere con 3 gol di scarto, ma per lavorare alla grande rimonta un campionato poco allenante e già segnato, con un +13 sul Napoli e contenuti agonistici per forza di cose annacquati, può costituire un limite per i bianconeri. Che in questa stagione, su 13 partite allo Stadium, hanno vinto per 3-0 soltanto contro il Chievo ultimo in classifica e contro il Frosinone penultimo. Un dato poco confortante.