Un altro show di James Harden trascina Houston alla vittoria. Il 'Barba' ne mette 58 nel successo in rimonta dei Rockets contro Miami: 121-118 il punteggio finale. Continua il momento di difficoltà di Golden State, che si arrende 103-96 agli Orlando Magic. Non ne approfitta Denver, piegata al Pepsi Center 111-104 dagli Utah Jazz. Philadelphia spezza la 'maledizione' Oklahoma City grazie al successo per 108-104, propiziato dai 32 punti di Harris.
HOUSTON ROCKETS-MIAMI HEAT 121-118
Tremate, tremate James Harden è tornato. Dopo un breve periodo di flessione (una partita saltata per infortunio e due deludenti al tiro), il ‘Barba’ si ritrasforma nell'extra terrestre che sta dominando la Nba. Contro i Miami Heat, il numero 13 dei Rockets è l'anima della rimonta di Houston, finita sotto anche di 21 lunghezze: 121-118 il punteggio finale. Harden gioca una partita regale, chiudendo con 58 punti e scollinando sopra quota 50 per la sesta volta in stagione. A questi, aggiunge anche 10 assist, diventando il giocatore nella storia della lega ad aver raccolto più doppie doppie con tali incredibili voci statistiche. In totale sono 23 le partite sopra quota 40 punti in stagione, il terzo miglior bottino degli ultimi 30 anni. Solo Jordan nella stagione 86/87 (37 partite) e Bryant nel 2005/06 (27 volte) hanno fatto meglio. A rendere ancora più preziosa la super prestazione del ‘Barba’ ci pensa il fatto che questa sia servita a regalare a Houston un successo importantissimo in ottica playoff, arrivato al culmine di una rimonta incredibile. Miami, reduce dal rocambolesco successo contro Golden State, infatti, parte subito fortissimo, arrivando a toccare anche il +21 a cavallo tra la fine del secondo quarto e l’inizio del terzo. Dall'altra parte, però, oltre ai 58 del già citato Harden, Houston può contare anche sui 17 da Austin Rivers, uscendo dalla panchina, e sui 28 dalla coppia Paul-Clark (14 punti a testa). Agli Heat, che si sciolgono sul più bello, non bastano i 21 punti di Goran Dragic e Kelly Olynik, i migliori realizzatori della squadra. Per Dwyane Wade, eroe della vittoria contro gli Warriors con un folle buzzerbeater, arriva un’altra prova sopra 10 punti: 12 quelli finali.
ORLANDO MAGIC-GOLDEN STATE WARRIORS 103-96
Un back-to-back da dimenticare per i Golden State Warriors che, dopo essere stati beffati dalla magia di Dwyane Wade sulla sirena contro Miami, incassano un’altra sonora lezione in Florida, questa volta da Orlando. I Magic, che lottano per un posto nei playoff a Est, approfittano dell'assenza dell'MVP delle ultime due Finals Nba, Kevin Durant, tenuto precauzionalmente a riposo da Steve Kerr, e chiudono i conti sul 103-96 finale. Dopo la vittoria contro Toronto, dunque, Orlando porta un caso un altro scalpo importante ma, questa volta, deve essere brava a non rovinare tutto con sconfitte impronosticabili come quelle dell’ultima settimana contro Chicago o New York, non certo due corazzate. Il miglior marcatore tra le fila dei campioni Nba è Steph Curry, che chiude con 33 punti e che guida i suoi nel parziale di 30-11 del terzo periodo che sembra poter indirizzare la sfida. A questi, si aggiungono anche i 21 di Klay Thompson (nonostante percentuali non straordinarie al tiro) e la doppia doppia da 21 punti e 11 rimbalzi di DeMarcus Cousins, sempre più calato negli schemi di coach Kerr. Eppure, tutto ciò non basta a contenere la rimonta dei Magic, trascinati dai 22 punti (con 15 rimbalzi) di Aaron Gordon e dai 16 di Terrence Ross che, in un quarto quarto letteralmente dominato dai padroni di casa, ribaltano le sorti della sfida. Grazie a questo successo, Orlando sale all'ottavo posto nella Eastern Conference, scavalcando Charlotte.
OKLAHOMA CITY THUNDER-PHILADELPHIA 76ERS 104-108
I Philadelphia 76ers spezzano la 'maledizione' degli Oklahoma City Thunder, tornando a vincere alla Chesapeake Arena a oltre 10 anni di distanza dall'ultimo successo: 104-108 il punteggio finale. Per riuscire nell'impresa, Phila aveva bisogno dell'approdo nella città dell'Amore fraterno di Tobias Harris, autore di una prova da 32 punti, che sopperisce all'assenza di Joel Embiid, tenuto a riposo a causa delle non perfette condizioni fisiche. A questi, si aggiunge anche la nona tripla doppia stagionale di uno specialista come Ben Simmons, che agli 11 punti aggiunge anche 13 rimbalzi e 11 assist. Se coach Brett Brown può contare sui chili e i centimetri del centro camerunense, anche Billy Donovan deve fare i conti con la pesante assenza di Paul George, out per un problema alla spalla accusato nella partita contro i Denver Nuggets. Senza il miglior marcatore della squadra, OKC si affida al solito, immarcescibile Russell Westbrook che, per non sfigurare nel confronto con Simmons, chiude a sua volta in tripla doppia (la 25esima della stagione del numero 0), con 23 punti, 11 rimbalzi e 11 assist. Per i Thunder arrivano anche 23 punti anche per l’ex di turno, Jerami Grant, che continua nel proprio momento positivo. A scrivere la parola fine sul match sono i tiri liberi di Jimmy Butler (20 punti, 8 rimbalzi e 8 assist) a pochi secondi dalla sirena finale. In classifica, OKC resta al terzo posto a Ovest, mentre Philadelphia allunga sui Celtics a Est.
DENVER NUGGETS-UTAH JAZZ 104-111
Del secondo passo falso consecutivo dei Golden State Warriors non ne approfittano i Denver Nuggets, che si arrendono 104-111 al Pepsi Center agli Utah Jazz. Nonostante la stanchezza per un back-to-back direttamente dal Salt Lake City e nonostante le pesanti assenze di Rubio, Exum e Raul Neto, Utah gioca una partita perfetta, andando a esultare sul parquet meno violato della lega. A non far rimpiangere gli infortunati ci pensano i soliti sospetti: Donovan Mitchell e Rudy Gobert. Il primo gioca una partita maiuscola, chiudendo con 24 punti, 8 rimbalzi e 5 assist, mentre il secondo ne mette 16 con 8 rimbalzi. A questi, si aggiungono anche i 15 a testa di Joe Ingles e Derrick Favors. L'eroe della sfida, però, è Kyle Korver che, uscendo dalla panchina, mette a referto 22 punti in 22 minuti con un eccellente 6/10 dalla lunga distanza. A Denver non Bastano i 21 punti a testa di Will Burton e Jamal Murray, mentre Nikola Jokic si ferma a quota 16, con 13 rimbalzi. La squadra di coach Mike Malone è troppo fallosa al tiro, sfiorando il 40% di squadra, anche a causa della difesa arcigna dei Jazz, che toglie ritmo all'attacco. Una sconfitta che lascia un pizzico di amaro in bocca ai Nuggets che, in caso di successo, avrebbero potuto sopravanzare in classifica gli Warriors e riportarsi al comando della Western Conference. Grazie a questa vittoria, invece, Utah mette al sicuro il proprio sesto posto, mettendo un cuscinetto tra sé e gli Spurs.
INDIANA PACERS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 122-115
Gli Indiana Pacers sono un osso duro. Anche in ottica playoff, a Est bisognerà sicuramente fare i conti con i ragazzi terribili di coach Nate McMillan fino alla fine. Contro Minnesota, infatti, i Pacers raccolgono un successo da grande squadra (122-115), nonostante le assenze di tre giocatori chiave: Victor Oladipo (la cui stagione è già finita da tempo per un bruttissimo infortunio al ginocchio), Domantas Sabonis e Tyreke Evans. A prendere in mano le redini dell'attacco di Indiana è quindi Bojan Bogdanovic, che con 37 punti firma la propria miglior prestazione stagionale. E proprio il croato è decisivo nel finale per il parziale di 15-8 con cui Indiana riesce ad allungare le proprie mani sulla partita. A questi, si aggiungono anche i 18 punti di un ottimo TJ Leaf, al suo massimo in carriera in Nba, e i 15 del sempreverde Thaddeus Young. Dall'altra parte, invece, i T’Wolves si sciolgono nel finale nonostante la prova monstre di un super Karl-Anthony Towns, che chiude con 42 punti e 17 rimbalzi. Per il lungo di Minnesota si tratta della terza partita consecutiva sopra quota 30 punti. Il dominicano, però, è costretto a fare i conti con un supporting casta che, spesso e volentieri si rivela non all'altezza del suo enorme talento: sono solo 13 i punti di Jeff Teague e 13 quelli di un Andrew Wiggins troppo falloso al tiro (4/14 dal campo). Indiana resta così al terzo posto della Eastern Conference, mente per i T'Wolves si tratta del ko numero 33 i stagione regolare.
NEW YORK KNICKS-CLEVELAND CAVALIERS 118-125
Di solito si dice che 'non c'è due senza tre', ma è un detto che non devono conoscere nella Grande Mela. I New York Knicks, dopo essere tornati a fare festa al Madison Square Garden per due partite consecutive, infatti, alzano bandiera bianca contro i Cleveland Cavaliers: 118-125 il punteggio finale. Una partita rocambolesca, con i padroni di casa sopra di 9 punti a 4 minuti dalla fine, che si lasciano rimontare e poi superare dagli ospiti incassando un incredibile parziale taglia gambe di 12-0. Lo slogan lanciato da Spike Lee nella notte degli Oscar, “We’re trying to tank!”, sembra quasi profetico. Dopo essere stata avanti per gran parte del match, New York alza le mani dal manubrio in prossimità del traguardo, consentendo a Cleveland di realizzare 40 punti nel solo ultimo quarto. Per i padroni di casa il miglior marcatore è Allonzo Trier, che ne mette 22 uscendo dalla panchina. A questo si aggiunge la doppia doppia di Noah Vonleh, che chiude con 16 punti e 10 rimbalzi. Cleveland, invece, può contare su ben tre giocatori che chiudono sopra quota 20 punti. Il migliore è Kevin Love, che ne mette 26, ai quali si aggiungono i 22 di un Collin Sexton sempre più protagonista e i 21 del turco Cedi Osman. Una vittoria che, nonostante non contasse nulla per entrambe, consente ai Cavs di evitare l'aggancio proprio dei Knicks, che restano così il fanalino di coda della Eastern Conference.