Ridurre Juve-Milan a una sana rivalità da partita del cuore è stata soltanto l'ultima delle dimostrazioni di forza della Juventus 8.0. Che poi l'industria del calcio nostrana sia ancora ferma all'episodio - inteso come concetto astratto sul quale costruire un romanzo di revisione che attinge (come soltanto i migliori romanzi sanno fare) a personaggi realmente esistiti - possiamo essere in grado di comprenderlo. Nessuno di noi è nato ieri e ognuno di noi conosce il contesto in cui è cresciuto. Il meccanismo che abbracciamo è quello del tifoso medio, quello che ripudiamo corrisponde a come crudelmente una squadra con il secondo monte ingaggi della Serie A, in assenza di risultati e in elemosina di punti, riesca a gettare all'aria un progetto-partita nato bene, proseguito così e così infine terminato peggio sotto l'ondata lunga della Juventus degli ultimi venti minuti. Il gol partita era nell'aria, il Var (che non è pura tecnologia, bensì uno strumento in mano agli umani) aveva condizionato chi commentava più di chi se l'è giocata. Bene nel caso di Kean, oggi alla pari di Dybala nelle gerarchie di Allegri, e si tratta di una notizia; male nel caso di Musacchio, ingenuo in area di rigore e vittima di un tunnel che è stato la fotografia rappresentativa della partita e della sua parabola, e si tratta di una constatazione.
Altrettanto sana la rivalità sportiva che metterà di fronte Juventus e Ajax a partire dalla notte di mercoledì alla Johann Cruijff Arena a quasi due anni esatti dall'annuncio dell'inizio delle formalità che avrebbero portato il numero uno tra i fuoriclasse olandesi a intitolare (o viceversa) la casa madre del calcio di Amsterdam. La Juve ha già tastato con mano, asciugandosi la fronte per lo spavento: il Var esiste anche in Europa. Decisioni giuste o meno (meglio restare nell'astratto, per coerenza) ricordiamo che fu l'Atletico Madrid a interpretare meglio la spinta psicologica di quelle che restano decisioni dettate dall'occhio e rese oggetto d'interesse dal dibattito popolare. La stessa Juventus che riuscì nel ribaltone asciugandosi la fronte per lo sforzo e sfregandosi le mani per Ronaldo. Perché ci sono partite che cancellano ogni polemica circa la condotta arbitrale. Ci sono partite che rappresentano ogni volta un salto in avanti calcistico e culturale. E indietro lo juventino non ci vuole più tornare, non di certo davanti a un Ajax-Juventus che riporta a grandi battaglie tra scuole calcistiche che hanno un’appassionata voglia di riscoprirsi a vicenda e riscoprirsi al centro del mondo. Un mondo ancora con Ronaldo da una parte (del tabellone) e Messi dall’altra.