Spalletti, esperimento fallito

Tre mediani in mezzo al campo? Anche no

Eppure l'aveva preparata davvero bene Lucianone nostro. Inter volitiva, a tratti persino ingombrante da come riempiva le zone del campo declassando, di fatto, l'Atalanta delle meraviglie che proprio su corsa e movimento infinito dei suoi uomini sta costruendo una grande stagione. Insomma, per i primi ventuno minuti - secondo più secondo meno - abbiamo ammirato le armate spallettiane affrontare ed annientare, stile Risiko, le armate gasperiniane, per di più sul terreno preferito da queste ultime.

Poi, ma qui si parla di sfiga e la sfiga quando decide di metterci il faccione non ci puoi fare nulla, sei necessariamente obbligato a pararne i colpi sperando che passi presto, si fa male Brozovic. Che a me fanno impazzire tutti i tifosi, nerazzurri e non, fini cultori del pallone, che additano Marcelo come uno dei tanti centrocampisti circolanti per i campi da gioco del mondo. E finché a pensarlo sono i simpatizzanti di altri colori, beh, fa parte del gioco; del resto ho anche letto, sorridendo, di coppie centrali difensive che Skriniar/De Vrij se li mettono in tasca, mai visti due più sopravvalutati. Ma quando l’idea di Brozovic normale ce l’hanno i tuoi, forse qualcosa è poco chiaro.

Comunque, tornando alle cose di casa nostra, fuori il croato meno antipatico a Icardi. E tu pensi: adesso entrerà Borja Valero. Che ha sì trentaquattro primavere sul groppone, ma è l’unico a saper gestire il possesso del pallone, oltre a dettare tempi e ritmi di gioco, in un centrocampo fatto da corridori con piedi che, definire non educati, potrebbe essere un eufemismo. Invece no. Invece, tra lo stupore del mondo nerazzurro in genere (non è che mi ergo a giudice pallonaro, è che leggo i social e i commenti, al minuto ventitré della partita, non erano di estasiata ammirazione per il cambio effettuato) fa il suo ingresso Radja, reduce in quel di Genova, giusto mercoledì scorso, da una discreta interpretazione del ruolo per il quale era stato acquistato la scorsa estate. Mettetela come vi pare, come volete, come credete, ma l’Inter sparisce dal campo. Letteralmente. Costruendo sì una palla gol enorme con l’ex capitano - tiro, non tiro, appoggio di piatto, vado di collo, faccio lo scavetto e infine la sbaglio miseramente, succede a chiunque e, detto per inciso, Mauro (la chiamo per nome Icardi, non se ne abbia a male) ha disputato una partita importante per i compagni di squadra - ma facendo riemergere i ragazzi di Gasperini da un letargo che manco un orso nel mese di gennaio.

Ecco, a volte mi vien da domandare al mio allenatore su che basi prende certe decisioni; perché tre mediani in mezzo al campo, senza uno che sappia dettare i tempi di gioco quando chi lo sa fare ce l’hai in panca e non lo utilizzi, non si possono guardare Mister; così come, giusto per fare un po’ di storia recente, non può tollerare che i suoi uomini crossino cinquecento volte in area di rigore avversaria, leggasi Lazio, quando non ha un attaccante di ruolo in rosa uno perché l’unico, giustamente o meno sono problemi suoi e della Società, lo ha lasciato a casa.

Va beh, dimentichiamo il passato e torniamo al presente. Che ci ha raccontato di una partita diversa, dal minuto 66 in avanti. Guarda caso, dal momento dell’inserimento dello spagnolo. Che ha preso in mano le redini della squadra e l’Inter ha ricominciato a macinare gioco, sfiorando una vittoria più che legittima, un paio di volte negli ultimi minuti di gara, quando sembrava di assistere ad una specie di assedio all’area bergamasca, presidiata da Gollini, eroe domenicale e strenuo difensore delle truppe nero blu.

Tralascio volentieri di parlare della sostituzione di Politano e non di Perisic, incensato giustamente da Spalletti per il lavoro difensivo svolto; farei presente a Lucianone nostro (chiamo anche Lei per nome, non se ne abbia a male) che anche il ragazzino italiano aveva fin lì svolto un gran lavoro difensivo. Poi, magari, possiamo discutere su certe scelte offensive o sul fatto che debba imparare quantomeno a centrare la porta, ma almeno dall’altra parte ci arrivava. Ivan, che tanto terribile non mi è parso, l’ho visto leggermente imbolsito nel proporsi offensivamente. Ma sarà stata certamente una mia impressione. Del resto l’allenatore dell’Inter è Lei, mica io.

Ora volatona finale. Stile arrivo per velocisti al Giro d’Italia. Spalletti, per cortesia, faccia cose semplici. Non cerchi di stupirci. Non mescoli le carte. Gli uomini li ha, i ruoli son coperti, i nostri diretti concorrenti, mi perdoni, meno forti di noi. Siamo nelle sue mani. E, se possibile, nei piedi di Borja dal minuto uno. Non dal sessantaseiesimo. Alla prossima.

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