"È colpa di Gattuso, non è adeguato. Ma figurati, è colpa della squadra, non corre nessuno. Ma smettila, è colpa di Leonardo e Maldini. Anzi di Gazidis. Suso non deve giocare mai più col Milan, Kessie è un bidone, Musacchio è un mezzo giocatore. E' colpa di Mirabelli, dei cinesi, di Fassone. Ah si? E non dici niente di Galliani? Berlusconi? Ma non vedete che è colpa di Leonardo e Gattuso che si odiano? anzi, c'è di peggio, c'è Maldini che lo difende. Gattuso deve smettere di allenare. E i moduli? ma gli schemi?".
Son le prime frasi che mi son venute in mente e che ho letto nel post semifinale di Coppa Italia. I processi sommari sono inutili, da sempre. Soprattutto quando la lucidità viene annebbiata dalla rabbia. Non ho la saccenza di puntare il dito senza vivere le situazioni da dentro come ormai fa chiunque, preferisco cercare nuovi spunti di riflessione per far sì che ognuno si costruisca una sua idea.
Confusione Tattica
Quando un allenatore inizia ad abbandonare alcune sue idee di calcio per sperimentare più cose diverse è sintomo di enorme sicurezza o di grande confusione. Nel nostro caso è la seconda, lo dicono i risultati. Dal primo esperimento con la difesa a 4 e il trequartista con due punte visto contro l'Udinese alla difesa a 3 sfoderata prima in campionato e poi in Coppa Italia contro la Laziio, ovviamente inframezzato dal già oleato 4-3-3. Risultato? Il medesimo, sempre. Questa è la risposta a chi vedeva un cambio modulo come panacea di tutti i mali. Prima capiremo che sono solo e soltanto numeri e ciò che conta è l'identità della squadra, i movimenti senza palla, le idee e i dettami di gioco e via dicendo, meglio è. Il Milan di Gattuso manca soprattutto nella fase offensiva e di sviluppo gioco ed è sempre stato uno dei punti deboli di questa squadra. Con la Lazio si è denotata la difficoltà enorme nelle uscite giocando a 3, la difesa tendeva ad uscire sugli esterni, quando Caldara doveva (rapidamente) invece cercare Suso e Castillejo nel mezzo spazio. Perchè dico questo? perchè è emblema di un sistema non preparato bene, non nelle corde di questa squadra, giocare a 3 può essere molto efficace ma è uno dei moduli maggiormente complicati da eseguire. Simone Inzaghi poi ha fatto scacco a Rino con un paio di semplici mosse: ha alzato la pressione con Luis Alberto che ha abbandonato Kessie per andare su Caldara e complicargli l'impostazione, in più Bastos era sempre in anticipo sulla ricezione palla di Suso. Scacco matto.
Crollo mentale
Qui bisognerebbe aprire un capitolo a parte che durerebbe una vita intera, avevo già accennato alla fragilità psicologica di questa squadra e la mancanza di alcun tipo di reazione contro la Lazio ne è stata l'ennesima riprova. Una squadra confusa, impaurita, molle, che non riesce ad avere un moto d'orgoglio nemmeno dopo lo schiaffone dell'1-0 del Tucu Correa. Niente, il nulla. Nemmeno un gesto di stizza al torello dei laziali con gli "olè" dei loro tifosi (sicuramente meglio questi dei cori beceri e degli ululati razzisti, ignorati da chi di dovere..). Anzi, una serie di passaggi a vuoto, in pochi con il coraggio di provare a fare un qualcosa in più e scuotere i compagni. Credo poco a chi incolpa Gattuso anche di questo per le frasi di un mese fa sul suo futuro, gli up and down umorali di questa squadra sono stati caratteristica costante durante tutta la stagione. L'unica faccia veramente arrabbiata in mix zone era quella di Cutrone, gli altri erano abbattuti, non si percepiva una reazione.
Forma fisica
Qualcuno ha attribuito il tutto ad un calo fisico, bene, basti sapere che il Milan ha percorso gli stessi km della Lazio e - per assurdo - con maggiore intensità. Quindi, il problema risiede altrove.
Detto ciò, in molti invocano l'esonero, personalmente ritengo non sia la soluzione giusta ora, probabilmente le strade di Rino e del Milan si separeranno a fine stagione, vedremo chi prenderà la scelta, ma ora la classifica impone di crederci. Domenica ci si gioca la Champions. Il Milan è ancora quarto, ferito, moribondo, atterrito, ma quarto. Via i musi lunghi, i dissapori, le incomprensioni, le pressioni, le liti, i proclama sui social per lasciar spazio all'unica cosa che conta e dovrebbe contare per tutti, società, proprietà, allenatore e giocatori: il bene del Milan. Lo si faccia almeno per i tifosi che son gli unici che in questa stagione non hanno mai staccato la spina.