Lo dico subito, a scanso di equivoci mettendo le cose in chiaro: per me, nato e cresciuto a Milano ed orgogliosamente per metà sannita, la partita, la più sentita e per la quale hai innalzamenti pressori pericolosissimi, è la stracittadina, il confronto diretto coi cugini. So che al contrario per molti, moltissimi, non è così. Perché il derby d’Italia (termine coniato dall’immenso Gianni Brera nel 1967 e di cui è inutile farne qui la storia) rappresenta l’appuntamento dell’anno, in termini di sfide pallonare. Comunque sia, indipendentemente da quale gara uno senta in maniera minore o maggiore, il dato di fatto è uno e uno soltanto; stasera bisogna, si deve, è obbligatorio – scegliete Voi – dare il 200%. Minimo.
Non mi interessa chi scenderà in campo, non mi interessa se Brozovic recupera (speriamo), se Lautaro guiderà l’attacco nerazzurro (avrei preferito Icardi non per altro ma perché spesso e volentieri Mauro ha bucato la difesa bianconera che sembra soffrirlo particolarmente), se giocheremo sempre lo stesso, noiosissimo, 4231 (vorrei tanto un'invenzione di Spalletti, vorrei tanto mi stupisse, mi sconvolgesse invece ho paura di vedere il solito film per l’ennesima volta). No, non mi interessa tutta questa tiritera di se; la certezza che voglio è vedere i miei al minuto novanta più recupero con la maglietta fradicia, senza fiato, sdraiati sul prato verde con la consapevolezza di aver versato ogni stilla di sudore possibile e immaginabile durante la sfida. Poi non importa come va a finire. Oddio, facciamo che importa pure quello.
Però pretendo attenzione, corsa, quella cattiveria sportiva e quell’agonismo che spesso sono l’ago della bilancia in certe occasioni. Pretendo che, finalmente, l'Inter faccia l’Inter, convinzione totale nei propri mezzi, e non parliamo di roba da poco. Pretendo che la squadra riesca a trascinare il pubblico e non sia il pubblico, come capita da un po' di tempo a questa parte, a trascinare la squadra. Il ruggito del Meazza - chi ci è stato, chi ha vissuto certe atmosfere, sa bene di cosa parlo – può annichilire l’avversario. Che si chiami Juve o in qualunque altra maniera.
"Negli ultimi scontri diretti contro la Juventus non c'è stata grande differenza tra noi e loro in campo. Per questo domani sera andremo a giocarcela alla pari". Parole della conferenza di Spalletti ieri.
E allora andiamo a vincerla, Luciano. Così, per farci un bel regalo.