Che il rapporto tra la Juventus e la Champions League sia una "relazione complicata" è fuori discussione. Che troppo spesso in questa competizione, come in una legge di Murphy, se una cosa può andare male alla fine va anche peggio è sotto gli occhi di tutti. E' innegabile però che quest'anno ce la siamo proprio cercata. Inutile girarci intorno, dell'era Allegri questa è stata in assoluto la peggiore partecipazione. 4 sconfitte in 10 partite, pochissime soddisfazioni, una sola vera goduria pura la notte della "remuntada" contro l'Atletico Madrid di Simeone. Poco, troppo poco, soprattutto nell'anno in cui hai comprato l'uomo Champions per eccellenza, Cristiano Ronaldo.
Gli infortuni sono sicuramente un fattore ma non possono essere una scusante. Anzi. Quello che è mancato davvero è stato il salto di qualità a livello internazionale. E' stata la mancanza di mentalità di scendere in campo senza ragionare sull'avversario di turno ma imponendo sempre il proprio gioco a prescindere. Ci aveva anche provato la Vecchia Signora nella prima parte del girone di qualificazione. Dopo la vittoria di nervi a Valencia nella sera della clamorosa espulsione di CR7 e la successiva passerella casalinga contro lo Young Boys (nell'unica partita da fenomeno di Dybala in questa stagione) a Manchester si era vista una squadra "gajarda" capace addirittura di riportare per un tempo la mente dei tifosi bianconeri alle gloriose partite disputate sotto la guida di Marcello Lippi. Poi dopo la rocambolesca sconfitta casalinga contro il Manchester United, nella "Mourinho night", è come se Allegri si fosse spaventato, perché da quel momento in poi è tornata la solita Juventus all’italiana in versione Europea.
Il vero punto di svolta in negativo è stato proprio quella sera, non dopo la sosta. Una squadra che da quel momento in poi in Champions prima di tutto ha puntato a non prenderle, sciorinando la migliore prestazione solamente quando non aveva più nulla da perdere, come già successo più volte in passato con Allegri in panchina. Un caro amico l'altro giorno, scherzando ma non troppo, mi ha detto "era meglio se anche con l’Ajax perdevamo nettamente all’andata, così a Torino avremmo visto un’altra grande partita della Juve e forse adesso in semifinale contro il Tottenham c’eravamo noi…". Chissà, forse sarebbe andata davvero così.
Quando Allegri dice "sicuramente ho colpe anche io" noi non possiamo far altro che annuire. Ce l’ha sì e nemmeno poche perché con l’organico che la società gli ha messo a disposizione quest'anno non aver dato un'impronta di gioco alla squadra bianconera è un vero delitto. La grande sconfitta è proprio questa. Poi vincere o non vincere la Champions è un'altra storia, sappiamo tutti quanto sia davvero "bastarda" questa competizione. Nessuno al mondo ne potrebbe assicurare la vittoria al 100% ma chi è causa del suo mal pianga se stesso, quest'anno la Juve, a differenza di altre partecipazioni, non può proprio recriminare su nulla. E’ su questo, decisivo, punto che società e allenatore devono discutere in merito alle possibilità di proseguire ancora insieme. Continuare senza un progetto tattico europeo impavido ben definito non avrebbe davvero alcun senso.