I fatti, i numeri, robe vere insomma, dicono che vincendo stasera a Torino, il Milan manterrebbe il quarto posto in classifica e si porterebbe a tre punti dal terzo, occupato dall’Inter. Difficile rimontarla, ma con quattro turni ancora da disputare, tutto potrebbe essere ancora possibile. Poi ci sono le parole, quelle pronunciate, che per definizione volano e non rimangono, che non annullano i fatti. Eppure, quelle dette da Rino Gattuso nella giornata di vigilia, ci riescono. La chance di farcela, lo status di un match assolutamente da 1X2 - e che dunque può produrre anche un successo rossonero -, sono stati cancellati da una conferenza stampa in cui il mister ha fatto leva sulla sua tradizionale schiettezza per svuotare un vaso già colmo. Lo sfogo di un allenatore già esonerato, un esercizio di critica e autocritica contrassegnato da amarezza, delusione, velate accuse, e - ciò che più ha colpito - sfiducia, soprattutto. Se ci sono punti del discorso di Gattuso apparsi artefatti, sono stati proprio i richiami al dovere di ritrovare lo spirito che fu, di cercare a tutti i costi i tre punti in palio questa sera, di lottare.
Frasi pronunciate a testa bassa. A testa bassa, con un filo di voce. Rino non è così “naïf” come lo credono molti, e sa perfettamente cosa comunicare, e come. E proprio la modalità fisica del suo sabato (basta guardare anche a volume abbassato i passaggi della conferenza) fa capire come non sia stata una performance da Actor’s Studio, come abbia deciso di dire basta, e magari abbia deciso di dire pubblicamente anche tutto il resto in vista di uno strappo persino anticipato in caso di nuova sconfitta all’Olimpico torinese. E la scelta di Cutrone in campo dall’inizio al posto di Piatek, che sta sconcertando milanisti e addetti ai lavori, aumenta ancora di più - ce ne fosse stato bisogno - la sensazione del distacco avvenuto, dell’indifferenza rispetto alle conseguenze di un nuovo errore, di un’altra pioggia di critiche esterne e soprattutto, interne.
Tutto questo con davanti 90 minuti che potrebbero ancora spalancare - va beh, facciamo socchiudere - davanti al Milan la via della Champions, il primo e fondamentale passo per un futuro migliore. Il Torino non è il Barcellona, e tuttavia una vittoria, in queste condizioni, pare un’impresa titanica. Quella che invece si staglia all’orizzonte del Diavolo è un’impresa Titanic, nel senso del naufragio annunciato. Il comandante Gattuso, l’iceberg granata, la fine rovinosa di un viaggio che doveva fare approdare il Milan al porto dell’Europa che conta. Almeno non c’è l’orchestrina che suona, rendiamo almeno questo merito a Rino. In attesa, forse già lunedì, di rendergliene tantissimi altri. Speriamo nell’imprevedibilità del calcio, rossoneri.