Ciò che resta nella mente, 48 ore dopo la vittoria del Napoli a Frosinone, non sono tanto i due bellissimi gol di Mertens (81 reti in A come Maradona) e Younes (sempre più in rampa di lancio), che di fatto hanno sancito la conferma della partecipazione degli azzurri alla prossima Champions League per la quarta volta di fila, ma l’immagine di quella maglia azzurra di Callejon, accartocciata e stretta nel pugno mancino dell’attaccante, scuro in volto mentre rientrava nello spogliatoio dello Stirpe. La camiseta dello spagnolo, omaggiata verso il settore dei tifosi partenopei, è capitata tra le mani di qualcuno che evidentemente non l’ha gradita. E che l’ha rispedita al mittente, senza pensarci due volte.
Nel lancio di ritorno della maglia verso Callejon tutta l’insensibilità in seguito ad uno splendido atto di cortesia, realizzato da chi aveva appena raggiunto 300 presenze con i colori azzurri. Una manifestazione di dissenso, onestamente indecifrabile dopo uno 0-2, verso un professionista che ha sempre onorato gli impegni. Da Benitez a Sarri, passando per Ancelotti. Callejon è stato (ed è) un punto cardine della squadra e degli schemi tattici del Napoli, un fido scudiero per ogni allenatore.
Per cui tanto di cappello per l’impegno profuso verso il capitano in pectore del team di Carlo Ancelotti, che ha messo in campo ogni volta che è stato chiamato in causa tutte le energie possibili per superare i propri limiti e gli ostacoli posti dagli avversari. Sia chiaro: ci sta essere in disaccordo con la politica societaria, come ci sta esprimere il proprio dissenso urlando “meritiamo di più”. D’altronde nessuno gode nel ruolo di costante secondo.
Certo è che seppur voleva essere un modo per far capire che agli appuntamenti importanti la squadra è venuta meno, che era quindi lecito attendersi di più tra Coppa Italia, Champions, campionato ed Europa League, la forma scelta non è stata delle migliori, dato che l’attenzione si è focalizzata tutta su uno dei leader silenziosi e storici del Napoli.
Tant’è che dal momento del “Gran Rifiuto”, e a distanza di ore, ho letto e ricevuto centinaia di messaggi pro Callejon. Tifosi che si sono scusati e che avrebbero voluto afferrare la maglia lanciata da Josè, per testimoniargli tutta la loro stima. D’altronde si sa, la maglia è lo strumento dei sogni. L’arma segreta di ogni tifoso, il tesoro prezioso da custodire sin dalla nascita, per alimentare la propria fede e speranza di vittoria. A Callejon non ha fatto piacere l’episodio, ma di sicuro avrà potuto notare l’enorme e rinnovata carica d’affetto che si è generata nei suoi confronti. “Caro Josè, voglio io la tua maglia!”, è l’urlo che riecheggia da ogni parte del mondo. Come in una sorta di roboante proclama d’amore. Perché è bello lottare e provare a vincere insieme, soprattutto se in squadra ci sono campioni come JC7.