Messilandia e Cristiania hanno confini ormai equidistanti, 600 gol, ma il confronto oggi - per potenziali traguardi finali, Pallone d'Oro compreso - spinge inesorabilmente molto più avanti la Pulce. Sembra quasi aver sapientemente centellinato il suo talento divino, Leo, fra la conquista della sua decima Liga e la semifinale di Champions, per consegnare alla storia - per bellezza, pesantezza e difficoltà - la cifra tonda. Fra i tanti che in rete lo hanno omaggiato, c'è chi ha provveduto a disegnare la speciale aureola del Messia: un rosone di squadre che hanno subito la sua legge ineluttabile. A prenderne di più è stato il Siviglia, ma la disarmante semplicità che il totem blaugrana trasmette anche attraverso la sua timida quotidianità, rende tutto ancor più suggestivo.
Un altro dato esaltante viene dal confrontare la media presenze/gol dei due fenomeni che ci concedono il privilegio della contemporaneità: Messi è arrivato a 600 reti in 683 presenze, Cristiano - che ha due anni di più ed un curriculum maggiormente articolato a livello di club - ha avuto bisogno di 118 partite in più, 801. C'e' poi l'annosa questione della nazionale, una zona franca in cui i superpoteri di Leo sembrano svanire - e in questo senso c'è tutto un paese in attesa di sapere se la sua stella illmnierà la Coppa America - mentre quelli di CR7 non deludono, anzi.
Il Portogallo sul trono d'Europa, e desideroso di esaltarsi anche nella fase finale di Nations League, ne è l'emblema, prolungando questo eterno dualismo che ha attraversato già il primo ventennio del nuovo millennio. Cristiano, per archiviare i suoi primi 600, aveva l'inter e non il liverpool in semifinale, e uno scudetto già cucito; ma la sua fame è nota e dopo un potenziale 6 a 5 per leo, in fatto di palloni d'Oro, il duello - con buona pace dei rampanti del calcio mondiale - è già pronto a riaprirsi a settembre.