La liturgia di un calcio di rigore parato prevede che i giocatori si complimentino col proprio portiere e invece, dopo la stoppata di Mirante su Sanabria, il portiere della Roma è stato garbatamente ignorato. Il treno-Champions, dopo il gol del genoano Romero, aveva appena chiuso le porte e la differenza tra pareggio e sconfitta avrebbe cambiato la vita solo al Grifone. Sono i giorni, questi, per la Roma scivolata dopo il 2-1 del Milan sul Bologna, in sesta posizione, della presa di coscienza.
E dall'orizzonte, in maniera anche più radicale, l'aritmetica infatti non condanna ancora i giallorossi nella volata per il quarto posto, è sparito Antonio Conte, l'uomo che avrebbe permesso di immaginare la rinascita, ricostruire il senso di appartenza e trasformare anime fragili in guerrieri pronti a buttarsi nel fuoco. Il dopo-Ranieri si colora oggi di un grigio opaco e il morale della piazza, inebriata da quell'ipotesi, ha una tonalità addirittura più scura, tendente al nero pece. “Conte ha certificato che non siamo dei vincenti”, uno dei messaggi più ricorrenti tra social e radio romane.
Evaporata anche la pista-Sarri, derubricata in fretta a fake news la suggestione-Mourinho, rispunta Marco Giampaolo, ipotesi più di retroguardia, dall'impatto economico molto inferiore, per un club costretto, si presume, a dover rinunciare al bancomat della Champions.
Un mesto avvicinamento a Roma-Juventus, una partitissima che in un tempo nemmeno troppo lontano avrebbe illuminato Nicolò Zaniolo, il terzo Under 20 più caro d'Europa dopo Sancho, del Borussia Dortmund e Guendouzi, dell'Arsenal. Un obiettivo del diesse bianconero Paratici, come da storico biglietto recuperato in un cestino, alla ricerca, dopo un folgorante impatto, della fisionomia da predestinato.