Champions: Lucas-Origi-Llorente, quando gli eroi vengono dalla panchina

Tottenham e Liverpool in finale grazie ai bomber di scorta

Gli eroi che non ti aspetti, uomini sul quale praticamente nessuno avrebbe scommesso un euro o una sterlina visto che stiamo parlando di giocatori che militano in Premier. Le folli semifinali di questa edizione di Champions League hanno stravolto ogni pronostico e nuovi e sorprendenti protagonisti si sono presi le copertine e le prime pagine dei giornali. Liverpool e Tottenham, che si contenderanno il trofeo il primo giugno a Madrid, sono state brave e fortunate a trasformare gli infortuni dei loro uomini migliori in oro, che nel mondo del calcio fa rima con gol pesanti e, in questo caso, anche storici. E nella Coppa che negli ultimi anni è stato un duopolio tra Cristiano Ronaldo e Leo Messi, ecco che spuntano le riserve di lusso: Lucas Moura, Fernando Llorente e Divock Origi, i Clark Kent venuti dalla panchina, che si sono trasformati in Superman e che hanno fatto piangere lacrime amare ad Ajax e Barcellona.

Fino a ieri sera la carriera di Lucas Moura poteva essere riassunta con la classica frase "bravo, ma incompiuto". Sbarcato in Europa nell'estate del 2012, quando il Psg lo soffiò all'Inter con un'offerta da 45 milioni di euro al San Paolo, l'attaccante brasiliano sotto la Tour Eiffel non è riuscito a mantenere le promesse e un anno e mezzo fa i parigini lo hanno ceduto al Tottenham, che lo ha pagato 30 milioni di euro. Prima riserva dei vari Kane, Son e Dele Alli, Lucas prima di vivere la serata più bella della sua carriera ieri ad Amsterdam, aveva già segnato un gol pesantissimo contro il Barcellona nell'ultima giornata della fase a gironi, un gol che ha spento i sogni europei dell'Inter di Spalletti e ha lanciato in orbita gli Spurs, partiti con due sconfitte nelle prime due gare. Preludio della fantastica notte olandese, con i tre gol in un solo tempo rifilati all'Ajax che sono valsi la prima storica finale di Champions ai londinesi.

In casa Tottenham, però, c'è un altro eroe, una vecchia conoscenza del nostro calcio probabilmente bollato troppo presto come calciatore finito. Fernando Llorente, pupillo di Conte nelle due stagioni alla Juve, è stato decisivo con il suo ingresso in campo ad Amsterdam, ma ancora di più lo è stato in semifinale quando, sotto 2-4 e con l'eliminazione a un passo, ha segnato il gol che ha mandato a casa il Manchester City e fatto volare i compagni in semifinale. Anche per lui tanti minuti in campo grazie all'infortunio di Kane.

Che tutti i mali non vengono per nuocere se ne è accorto anche Jurgen Klopp. Quando alla vigilia il manager tedesco annunciava il forfait contro il Barcellona di Salah e Firmino, l'impresa già titanica di rimontare tre gol ai catalani assumeva i contorni della missione impossibile. Senza il brasiliano, dalla (tanta) panchina è spuntato un 24enne attaccante belga che prima dell'altro giorno aveva collezionato solo 11 presenze in Premier League e sei in Champions League. Divock Origi, però, si è trasformato dal bomber dei gol miracolosi (nel derby con l'Everton all'ultimo secondo e nel finale con il Newcastle per tenere vive le speranze in Premier dei Reds), in autentico uomo della Provvidenza. I suoi primi due gol in carriera in Champions League hanno aperto e chiuso una delle imprese più incredibili e straordinarie della storia del calcio moderno. Se poi pensiamo che gli altri due gol che hanno spazzato via il Barcellona sono stati segnati da quel Wjinaldum entrato a inizio del secondo tempo per l'infortunato Robertson, ecco la dimostrazione che dalla sfortuna più nera possono nascere favole e speranze da raccontare e che ti lasciano a bocca aperta.

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