Conte o non Conte, è questo il problema?

Sempre più incalzanti le voci che vorrebbero l’ex CT della Nazionale sulla panchina nerazzurra

Non passa giorno, ora, minuto o secondo che qualcuno, da qualche parte, non se ne esca con certezze assolute sul futuro di Antonio Conte. Ha già firmato per l’Inter. Anzi, contrordine, non ha ancora firmato ma siamo veramente ai dettagli. Anzi, contrordine ulteriore, non va proprio all’Inter, è vicinissimo a tizio, poi a caio e, per finire, a sempronio.

Ora, nella situazione attuale dell’Inter non credo il primo problema, quello da risolvere immediatamente altrimenti tutto si sfascia, sia se Antonio Conte abbia firmato o meno per i nerazzurri. Perché, più dell’ex tecnico del Chelsea, personalmente mi interessa l’approdo Champions. Che hai voglia a dire; eh, anche senza Champions Conte verrebbe. Certo, magari lui si; ma, avendo imparato a comprendere un minimo le azioni del proprietario di Suning, che non mi sembra uno con cui andare a scambiarsi battute davanti ad un panino col salame ed un bicchiere di rosso, no qualificazione no investimenti. Il futuro dei nerazzurri, inutile continuare a ripeterselo ma ci sono tifosi che ancora non hanno ben capito, passa obbligatoriamente dalla partecipazione al torneo continentale di maggior importanza. Perché dell’Europa League interessa poco, nulla sembra brutto da scrivere.

E, come ricordato più e più volte, alla fine di questa stagione per molti aspetti fuori dall’ordinario, mancano duecentosettanta minuti. Di assoluta passione. Col vantaggio, per come la vedo io, di scendere in campo contro il Chievo - fanalino di coda ma già giustiziere della Lazio qualche settimana fa - lunedì sera conoscendo i risultati delle dirette concorrenti. Che non significa amministrare di conseguenza, modalità nella quale e l’Inter e Spalletti hanno dimostrato di essere degli interpreti non eccelsi (senza fare la lista delle occasioni perdute, sarebbe lunga, particolarmente noiosa e, il solo ripensarci, mi provoca travasi di bile continuativi). Questa squadra, al netto di tutto ciò che è capitato, ha certificato in maniera chiara ed ineluttabile la sua immaturità calcistica. Chiamatela paura di vincere, braccino corto, quel che vi pare; sta di fatto che gli appuntamenti importanti, quelli che contavano, sono stati falliti. Senza bisogno adesso di cercare colpe e colpevoli.

Mancano trepartitetre. Basta una piccola, minima, inversione di tendenza. Basta non accartocciarsi sulle proprie paure ma tirar fuori grinta e coraggio; e no, mi dispiace, non voglio sentir parlare di finali. Non sono finali. Sono partite, semplici. Alla portata e, per questo, da vincere. Le scuse, chiedo venia, sono finite da mo’.

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