Prima il Milan, rinviato alla Camera Giudicante della Uefa per la violazione dei parametri del FFP del triennio 2016-2018. Ora il City. E, all'orizzonte, almeno a sensazione, qualche altro club importante del calcio europeo. Stando alle notizie che rimbalzano dalla Svizzera, sede della Uefa, la partecipazione alle prossime coppe europee potrebbe dipendere pochino dalla classifica e molto dalla situazione economica delle società. È il Fair Play Finanziario, signori, quella norma richiesta a gran voce anni fa dai principali club del Vecchio Continente - che avevano la necessità di difendersi dall'assalto dei petrodollari, ndr - diventata oggi una scure sempre più minacciosa sulla testa di troppi presidenti. Ma tant'è, dato che le regole ci sono e sono chiare, al momento importa pochissimo se il sistema vada rivisto e rimodulato. All'interno del deficit concesso si può fare ciò che si vuole, un metro più in là si finisce in castigo con pene variabili tra multe, settlement agreement o esclusione dalle competizioni Uefa.
Tutte cose che si sapevano e si sanno ma che, dal Milan al City appunto, rischiano di portare a un muro contro muro durissimo e con possibili ricadute giuridiche. In sintesi: le leggi del calcio, salvo intervento del Tas di Losanna per rimodulare (o cancellare, più difficile) le pene, lasciano pochissimo spazio alle interpretazioni e portano quasi certamente a sanzioni molto dure. Quelle del libero mercato, però, aprono un capitolo delicatissimo perché se è vero che il FFP prevede il rispetto dei parametri di spesa, non esiste alcuna legge che possa impedire a un imprenditore che sia in grado di coprire le spese di investire come meglio crede i propri soldi. In altre parole: con la Uefa sono grane mica da ridere, ma se ci si rivolge a un tribunale ordinario i contorni della questione cambiano decisamente e potrebbero portare a quella frattura profonda - e forse definitiva - tra il massimo organismo europeo del pallone e i grandi club.
Al netto delle dichiarazioni di un paio di mesi fa della dirigenza del Milan (Maldini disse proprio a Sportmediaset che "il FFP è incostituzionale, abbiamo armi e siamo pronti a tutto", ndr), è evidente che la sponda del Manchester City, anch'esso come detto nel mirino della Uefa, potrebbe essere importante in questa battaglia per "l'ammodernamento" del Fair Play Finanziario. Molto banalmente non è complicato capire che, se proprio è necessario, è meglio essere in due al tavolo degli esclusi dalle coppe. Insomma, il Milan non si augura certo pene esemplari per i Citizens, ma immagina forse di poter essere sulla stessa barca. E di poter di conseguenza remare nella stessa direzione.
Il tutto mentre il Psg, altro club attenzionato dalla Uefa e reduce da una sentenza positiva del Tribunale di Losanna, annuncia in via non ufficiale - ma, diciamo così, a mezzo stampa - di essere pronto a investimenti di 210 milioni per strappare al Real Madrid tre giocatori in uscita: Bale (70 milioni), Isco (60 milioni) e Kroos (80 milioni). Certo, a Parigi pensano anche alle possibili o probabili cessioni di Draxler e Cavani, ma siamo sicuri che con questa spesa i conti tornerebbero? Perché dopo Milan e City le iscrizioni sono ancora aperte. E al tavolo della Uefa potrebbero sedersi altri (ricchi) commensali.