Nessuno può dirsi certo che nell'incontro odierno tra il presidente Andrea Agnelli e Massimiliano Allegri si sia andati sul terreno dei singoli calciatori. Sul banco ci sono piuttosto la vision delle due parti, il rendiconto dei due anni post-Cardiff e più in generale lo slancio o meno auspicabile da parte del club (e desiderabile a certe condizioni da parte dell'allenatore) circa la proposta di gioco che la Juve 9.0 pretende di poter mettere in campo.
Se però un nome ci fosse, un nome che accende e spegne il fattore esterno del tifo e il fattore interno, più interessante, del dibattito tecnico e caratteriale, ecco che Paulo Dybala vada messo oggi al centro del foglietto. Perché lui è il numero dieci della Juventus, testimonial della nuova sconvolgente prima maglia 2019/20, già idolo degli juventini e dei bambini eppure smontato nelle sue certezze, progressivamente accantonato, spesso infortunato, radicalmente spostato nelle zone di campo e via dicendo. Molto, se non tutto, viene attribuito alla gestione della Joya da parte di Allegri. Da quel che è trapelato nei mesi, si tratta di una semplificazione indebita. Questo perché la società - anche a livello calcistico, esulando dalla mansione di legare sempre più il gioco senza perdere drasticamente in termini di gol - ha sollecitato segnali che nel tempo si sono progressivamente sfumati.
Sotto questo punto di vista, senza scendere nel complicato discorso degli atteggiamenti dietro le quinte, Dybala ne esce bocciato fuori e deluso dentro. Quando si dice dentro, si dice dentro davvero, perché la sfiducia di Allegri ha avuto progressiva man forte nell'opinione (che dobbiamo immaginare fondata) della parte forte dello spogliatoio. A questo punto Dybala si è bloccato. E lo juventino lotta con lui e per lui ogni volta che mette piede in campo. La partita della dell'ennesima svolta europeista del talento di Laguna Larga doveva essere al Wanda (magari con bis in finale) dopo l'assordante acuto di un dentro e fuori contro il Barcellona di Messi e il gol partita l'anno successivo a Wembley contro il Tottenham di Pochettino. Il terreno instabile si è trasformato in una frana. E allora Dybala è lento, è svogliato, non segna più, è pure sfortunato, ha la testa altrove, non parla con Allegri eccetera eccetera. Mollato anche dalla critica, che mettendo i pezzi insieme lo mette sul mercato quindi a prescindere dal destino del presunto nemico Allegri. A quali cifre? Quel sinistro e quella balistica non hanno prezzo, ma se ho una soluzione migliore tutto ha un prezzo con decisa plusvalenza.