Se Londra diventa la centrale operativa della Juve

Un tecnico nuovo per una squadra planetaria

Tutti osservano tutti, tutti i giornalisti e tutti gli uomini che in qualche modo possono essere collegati al mercato della Juventus. Tutti contro tutti per anticipare tutti gli altri sul nome del prossimo allenatore della Juventus, quello del secondo e decisivo anno di Cristiano Ronaldo nella caccia alla Coppa delle Grandi Orecchie, quello che tutti gli altri tifosi hanno già spinto sotto la casella “dovrà fare meglio di Allegri” (strusciandosi le mani vuote).

Intendiamoci subito: non sarà possibile per nessuno vincere sei scudetti nei prossimi cinque anni, così come non è verosimile - e neppure richiesto - vincere cinque delle prossime cinque Coppe Italia. Ma guardiamola anche sotto un altro punto di vista, meno provocatorio: meglio di Allegri cosa significa? Tra cinque anni apriti cielo tra gli juventini se si avrà vinto una Champions League e zero, uno, forse anche due scudetti. E’ un gioco per topini ciechi, dobbiamo esserne consapevoli. Con gli occhi aperti, invece, la si vive meglio. Per esempio prendendo atto che la dimensione di questa società (e si fa riferimento qui unicamente all’ambito sportivo) cambia di anno in anno e di questo processo, con tutto il bene e l’amore e la speranza, CR7 è soltanto un pezzo di un ingranaggio.

Marketing, marchio, mondialismo, riconoscibilità, entertainment, tempo libero, way of life. E poi il benedetto campo, che passa attraverso il calciomercato. E anche qui siamo un livello oltre, da quest’estate irreversibilmente: la Juventus ha sede a Torino, ha un centro operativo a Milano e ora mette le radici nella City per esserci fisicamente e costantemente dove il mondo delle relazioni amplifica le chance di poter condurre grandi affari. Il primo passo concreto, per esempio, sarebbe tornare a saper anche vendere bene, perché sul resto davvero poco si può dire da Carlos Tevez in avanti. Insomma, una testa di ponte che metta la Juventus alla pari e poi sopra anche i più agguerriti competitor, ecco dove vuole infine arrivare un Andrea Agnelli che accetta ma non confonde le azioni e le emozioni.

Londra, dunque, per una Juve che sia ovunque. Abituiamoci. Con l’orgoglio di chi a Torino può continuare a custodire i sacri segreti lontano da occhi indiscreti e cullare il seme del prossimo obiettivo. Torino che soltanto nella giornata di ieri ha ospitato il gotha del calcio italiane nelle sue viuzze e nei suoi anfratti, nei suoi parchi e nei negozi di fiducia. Perfino il quasi amico Beppe Marotta e il prossimo amico Antonio Conte che riflette sull’opportunità o meno di digerire il controverso boccone Dybala, sul quale l’ad nerazzurro è pronto ancora a giocarsi la reputazione come fece (senza sbagliare, questo dice la storia) quattro estati fa prelevandolo in sovrapprezzo dal Palermo di Zamparini.

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