Sì, non ci sono più bandiere nel calcio. Per chi, come me ed altri come me, è cresciuto nel mito dei Rivera, Mazzola, Facchetti, Gigi Riva eccetera eccetera, vedere il pallone oggi ridotto ad una pura e semplice equazione marketing - denaro non offre appigli alla poesia di quel che fu. Ma il mondo è in continua evoluzione; le famose bandiere di una volta? Appartengono, fatta salva qualche rarissima eccezione, ad un passato pallonaro che non tornerà, fagocitato dal professionismo più esasperato.
In quest’ottica vanno lette determinate operazioni di calcio mercato. Giocatori ed allenatori sono piccole aziende che fatturano cifre importanti, attente al proprio bilancio in maniera quasi ossessiva. La competizione non è più solamente sportiva, ormai ci si è spostati anche sul settore comunicazione; e non è un caso se i più grandi calciatori ed allenatori hanno esperti che ne studiano l’immagine, il modo di porsi, le parole da usare. Non è “che schifo di calcio”, è il calcio del futuro. L’Inter, in questo bailamme di si dice, si racconta, pare che, sembra, ha chiuso un’operazione iniziata tempo fa, sostituendo Luciano Spalletti, sempre grazie per la passione con la quale ha difeso i nostri colori con Antonio Conte da Lecce, già allenatore dell’Italia, del Chelsea, del Bari, dell’Arezzo, di altri che non ricordo oltre alla madre di tutte le colpe; essere stato, in un passato remoto, capitano prima e tecnico poi della Juventus, l’antagonista per antonomasia del tifo interista. Uomo forte, carattere duro, sergente di ferro,
Conte rappresenta il ritratto perfetto dell’allenatore nerazzurro. Perché da noi quelli tanto gentili, i Signori della panchina, non funzionano. L’Inter ha, da sempre, vinto e convinto con chi non andava troppo per il sottile e coi calciatori e con l’ambiente che lo circondava. Conte è un vincente, un uomo che ha spesso centrato gli obiettivi con lavoro quasi maniacale sul campo e dedizione totale al dovere. Proviene da esperienze diverse che ne hanno, se possibile, forgiato ancor più la tempra. Ho letto e ascoltato di paragoni con un altro ex juventino eccellente, Marcello Lippi. Dissento. Lippi proveniva direttamente dalla Juve, Conte ha percorso strade che lo hanno portato da noi. Percorsi differenti, dunque non sovrapponibili. Detto ciò personalmente sono contento della scelta; lasciamolo lavorare in pace, senza iniziare a mugugnare al primo pareggio ed inveire alla prima sconfitta. Con Antonio da Lecce si apre una nuova, mi auguro entusiasmante, avventura. Viviamocela serenamente, senza tanti problemi.