“Non si va oltre giovedì”, e se fosse vero è un qualcosa che ci solleva. Eppure ci inquieta. Oppure più semplicemente andrà come deve andare. In quanti credono, in modo sincero, ancora e ancora, al ballottaggio tra Guardiola e Sarri per quella che è a tutti gli effetti una situazione totalmente nuova per la Juve di Andrea Agnelli? Chi non ci crede teme sia inevitabile Sarri - e attenzione perché il tecnico toscano vanta più estimatori di quanto si creda anche tra i tifosi stessi - mentre chi ci crede non sa più a chi e cosa credere. Il punto è che ognuno fa il proprio mestiere.
Principalmente il management Juventus, che sta prendendo con filosofia la situazione, consapevole che mai come questa volta sia giunto il momento delle responsabilità. Il presidente Agnelli ci ha messo la faccia il giorno dell’esonero di fatto di Massimiliano Allegri. E non è la prima volta. Poche volte ma significative. Sue sono le pietre miliari in pubblico di quando la Juventus si appresta a giocare le partite che la espongono di più. Vedi Conte quando andava difeso, vedi Ronaldo quando andava messo in vetrina. Un momento senza possibilità di ritorno e senza troppi margini di errore perché Allegri non diventi uno Zoff all’ennesima potenza (silurati entrambi dopo aver conquistato due titoli).
Questa volta il contesto è diverso. La Juve ha i muscoli ma non ha mostrato i muscoli. E, ovviamente, non è disperata. Però è legata: dipende da terzi, pende da labbra altrui, ha le idee chiare ma le idee non vanno sempre esattamente dove, come e quando tu vorresti. La Juventus (possiamo dirlo chiaramente?) ha scelto un allenatore sotto contratto con un’altra società. E allora molle rimane la smentita di Paratici su Guardiola, folle Abramovich se non mantiene la parola eccetera eccetera. In questo monte di responsabilità c’è però una barra dritta che fa letteralmente impressione: alla Continassa non c’è uno che sia uno che si agiti. Vacanze meritate per tutti, chi a Capri chi a Bolzano.
Chiamatela consapevolezza, o autocontrollo, o quiete prima della tempesta. Chiamatela come volete, ma la responsabilità è anche questo: decidere, depistare e aspettare. E poi partire in quarta, alla faccia di chi già si sfrega le mani pensando che tutto questo somigli già molto al grande sgambetto che ha in serbo Antonio Conte. Ma a noi interessa l’Europa, no? Non è questa la mannaia caduta sulla testa di Massimiliano Allegri? E’ strano ammetterlo, quando si sono già ritrovate le motivazioni per provare vincere il nono scudetto...
Il momento delle responsabilità
La Juve in attesa di risposte altrui: ma alla Continassa nessuno si agita
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