Sarà una sensazione ogni volta che lo si vede segnare, e lasciamo stare il gol su punizione che poi lo juventino riesce anche a rimuginare. La tripletta di CR7 al ritorno in campo con la sua nazionale contro la Svizzera ci lascia questo dubbio che poi è solo un dubbio dolce e lecito come è lecito pensare costantemente, ogni giorno, a come sfruttarne il massimo delle attuali ancora pazzesche potenzialità. Perchè questo ragionamento? Perché Allegri non ne ha fatto un assillo nei confronti di se stesso e della squadra?
Intendiamoci: Cristiano Ronaldo non può e non deve vincere la Champions (o per lo meno provarci fino in fondo) da solo. Però rendere armonico il suo modo di preparare la battuta a rete è una responsabilità comune, perché il Ronaldo più efficace possibile è quello che può scegliere se essere egoista o altruista. Tanto più se nella sua prima stagione in bianconero è vero che ha dimostrato di volersi concedere ai compagni anche quando il complesso intorno non si è concesso a lui.
Si parla qui di come renderlo più letale possibile aumentando contemporaneamente la portata dei gol complessivi della squadra, disossata in questo senso da un 2019 arido e totalmente aggrappato alla robotica del grande campione. Sul campo, potrebbe essere venuto il momento del passo finale di Ronaldo verso la porta avversaria. Lui capirebbe e si divertirebbe - perché svariare attraverso la qualità e la puntualità è la dote più apprezzata del centravanti moderno - fino a dettare i tempi del reparto e a cercare un campionario di soluzioni che, per esempio, conceda all’asso portoghese di battere a rete in corsa nei 16 metri.
Come farlo? Superficialmente parlando, sfruttando brutalmente la rapida risalita del campo della squadra (non solo di un paio di attaccanti con un incursore a caso da dietro. Oppure giocando sulla rotazione delle posizioni a palla in possesso avanzato da parte dei due davanti e dell’intero plotone di esecuzione piazzato nei 35 metri finali. Ed ecco che i gol su punizione arriveranno anche alla Juventus, perché è nella natura delle cose, ed ecco che quelli di testa neppure giocassimo per Oliver Bierhoff non mancheranno.
Chi allenerà la Juventus dovrà leggere a fondo la storia balistica del destro di questo signore. Il resto verrà di conseguenza, fino a forse disegnare il nuovo prototipo del centravanti europeo, visto che siamo tutti un po’ fermi alle memorie di Suarez e Lewandowski nella generazione che dovrebbe appartenere di diritto, e con ancora molto da dimostrare se si parla di gotha e di libri del calcio, agli Harry Kane e ai Mauro Icardi.