Alla fine anche Carlo Pernat ha ceduto. Edito da Mondadori, è da poco uscito il suo libro intitolato "Belìn, che paddock. Storie di corse, piloti e altre pazzie della mia vita". Una imperdibile raccolta di aneddoti e racconti di vita, che il manager genovese ha vissuto in prima persona in 40 anni di carriera nel paddock del Motomondiale e non solo. "Me l'hanno chiesto, anche da tempo ormai. Mi ha aiutato a scriverlo Massimo Calandri, ma è come se l'avessi fatto io. Ci sono dentro 40 anni di storia, diciamo che ho aperto una valigia. Ci ho messo dentro aneddoti di vita, racconti sul genere sesso, droga e rock and roll, cose piccanti e grasse. Ma anche storie di vita, con nomi grossi e non solo di piloti. E devo ammettere che sono molto contento del risultato ottenuto", ha spiegato Pernat, in visita alla redazione di Sportmediaset.
Veniamo ai giorni nostri: chi sarà il campione italiano della MotoGP del futuro?
"A parte i nostri big di adesso, Bagnaia può fare molto bene, forse anche meglio di Morbidelli. Tra i giovani, invece, io scommetterei su Bastianini e soprattutto su Arbolino, uno che è un misto tra la tecnica di Iannone e la testa di Dovizioso. Di sicuro noi in prospettiva siamo messi meglio degli spagnoli".
E' finito il tempo di Rossi, insomma?
"Vale non si deve ancora ritirare. E' allenatissimo, dimostra 25 anni e non 40. Il fatto è che la Yamaha è una moto quasi impossibile da mettere a posto. Per me non è sul viale del tramonto, ma il suo è un problema di moto. E poi anche il morale cala se la moto non va. Certo è che quando si ritirerà, sarà un duro colpo per tutto il nostro mondo".
Petrucci può diventare un problema o un aiuto per Dovizioso?
"Petrucci non ha il background di altri piloti che arrivano da Moto2 e Moto3. Si è costruito da solo pur senza avere il talento naturale di altri. Adesso è al top e la vittoria del Mugello per lui sarà un bivio. Deve decidere se diventare un pilota vero e non accontentarsi di aiutare Dovizioso nella battaglia con Marquez. Deve stargli davanti ancora per diventare un vincente, magari anche per provare a giocarsi il titolo. Altrimenti se decidesse di aiutarlo ancora, resterebbe per sempre un comprimario".
Marquez sarebbe così dominante anche senza la Honda?
"Diciamo subito che il vero dream team della MotoGP è quello Marquez-Honda e non certo quello Marquez-Lorenzo di cui si era parlato in inverno. Io sono convinto che oggi cambiare moto non sia facile, adattarsi a una nuovo moto è molto dura per via della tanta elettronica. Ma sono convinto che lui sia un fenomeno e alla fine ce la farebbe, con soltanto un pochino più di fatica rispetto agli altri".