Antonio Conte potrà avere mille difetti, la mia conoscenza diretta con lui risale a qualche anno fa, al bar di un lido calabrese dove abbiamo chiacchierato di pallone per una ventina di minuti amabilmente e nulla più, ma di certo ha un pregio riconosciuto unanimemente; pretende dai suoi il massimo impegno. Sempre e comunque. Senza se e senza ma. Se tu sposi la scelta di essere allenato da lui devi, di conseguenza, mettere in preventivo che la fatica e il sudore saranno le prime componenti per costruire col tecnico leccese un buon rapporto.
L'Inter degli ultimi anni, al netto di qualificazioni alla Champions ottenute con cuore, batticuore, piedone di D'Ambrosio e paratissime di Samir, si è contraddistinta per i paurosi cali di tensione. Come se, da un certo punto di vista, ci fosse qualcosa di sbagliato nella preparazione; anche perché il famoso richiamino di gennaio, stando a quanto mi raccontavano esperti del settore, serve assolutamente a poco. Che dire nulla non è carino.
Così come, saltando di palo in frasca, non verranno più tollerati atteggiamenti di sano menefreghismo in seno alla squadra. Questa è la parola importante, da sottolineare con la matita rossa: squadra. O gruppo. O rosa, chiamatela come meglio credete. Si, insomma, scenette di quello che va a lamentarsi del compagno dall'allenatore, un po' come i bambini delle elementari che chiamano la maestra, credo possiamo finalmente considerarle materiale d'archivio. Penso anche, augurandomi di non essere smentito dal campo, a un insieme di giocatori all'inseguimento dello stesso ideale – tornare a posizioni confacenti storia e blasone nerazzurro - disposti a sacrificarsi gli uni per gli altri, senza mezzi termini, senza gelosie, senza ripicche comiche, senza cicca cicca il pallone non te lo passo perché mi stai antipatico.
L'ultimo anno, è innegabile, ha lasciato strascichi nello spogliatoio nerazzurro; non faccio la classifica di chi ha più colpe, chi meno, chi ne è del tutto esente. Faccio presente, ai diretti interessati, che l'Inter è il bene comune, viene prima di tutto e, soprattutto, prima di chiunque. Se posso permettermi, dirigenza compresa, senza che qualcuno si offenda o se ne abbia a male. Conte ricostruirà dalle macerie? No, pur essendo convinto che, dipendesse da lui, sarebbero in diversi a dover preparare le valigie e cambiare aria. Ma la capacità di un grande tecnico si misura anche attraverso il saper recuperare giocatori. Ecco, da Conte questo mi aspetto; recuperi fisici ma, prima ancora, mentali di qualcuno. A meno che questo qualcuno non debba essere ceduto per il bene societario; meglio sia chiaro, da subito.