Nba, i Raptors sono campioni

I canadesi si impongono in gara-6 alla Oracle Arena e fanno festa. Leonard MVP delle finali

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I Toronto Raptors sul tetto del mondo. I canadesi si impongono 114-110 alla Oracle Arena in gara-6 su Golden State e conquistano il loro primo, storico titolo Nba. Per gli Warriors, che falliscono l'appuntamento con il three-peat, potrebbe essere la fine di un'era. Kawhi Leonard segna 22 punti e viene premiato come MVP delle finali, mentre per i 'Guerrieri della Baia' non bastano i 30 punti di Klay Thompson e la tripla doppia di Draymond Green.

Nba, Raptors nella storia

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GOLDEN STATE WARRIORS-TORONTO RAPTORS 110-114 (serie 2-4)
Se è vero che il primo amore non si scorda mai, lo stesso vale, certamente, anche per il primo titolo Nba. Il primo per Kyle Lowry, per Marc Gasol per Masai Ujiri, ma soprattutto per il Canada e per i Toronto Raptors, l'unica squadra non statunitense a laurearsi campione Nba. Una pagina di storia impossibile da pronosticare ad inizio stagione. Una vittoria del tutto inaspettata, imprevedibile e quasi incredibile, che dimostra come la programmazione e la pazienza siano ancora elementi essenziali anche in una lega di superstar come la Nba. L'arrivo di Kawhi Leonard in estate, accolto con enorme entusiasmo, ma anche con un pizzico di scetticismo per la sua tenuta fisica e mentale, ha completamente riscritto il destino della franchigia. Dopo un anno travagliato, costellato da un'innumerevole sfilza di infortuni, Leonard è stato semplicemente dominante, sia in regular season, che, soprattutto, nei playoff, dove si è espresso su livelli quasi jordaneschi contro Philadelphia, prima, Milwaukee, poi, e Golden State in finale. Una risposta forte e chiara anche a chi ne metteva in discussione la capacità di poter vestire i panni del leader in una squadra Nba, con quel suo modo di essere schivo, introverso, quasi distaccato, l'esatto opposto dei vari Curry, James o dei più giovani Embiid e Ball. Zero social, zero chiacchiere e zero fronzoli: l'anti personaggio per eccellenza oggi è campione Nba ed MVP delle Finals per la seconda volta in carriera.

LA PARTITA
Gara-6, l'ultima di sempre alla Oracle Arena, è una battaglia senza esclusione di colpi e senza domani. Golden State, spalle al muro, non può più sbagliare: l'obiettivo è allungare la serie e giocarsi il tutto per tutto alla Scotiabank Arena in una Gara-7 al cardiopalma. Il terribile infortunio di Kevin Durant dà ulteriore spinta e motivazione ai campioni Nba, come testimoniano le parole di Klay Thompson prima della palla a due: "Facciamolo per KD". I Toronto Raptors, però, sono una squadra in missione. Dopo aver sciupato il primo match point in Canada, rischiare di finire a Gara-7 contro una squadra più esperta e infarcita di talento come Golden State sarebbe un vero e proprio azzardo. E così, per mettere subito le cose in chiaro, Toronto spinge il piede sull'acceleratore dalla palla a due, trascinata da Kyle Lowry, al suo settimo anno con i Raptors, che segna i primi 11 punti della sua squadra. Dall'altra parte, ci prova Iguodala, partito in quintetto, a rimettere le cose a posto, seguito da Thompson e dalla difesa a zona di coach Kerr, che manda in tilt l'attacco canadese e permette ai padroni di casa di restare aggrappati al punteggio con un parziale di 7-0. L'equilibrio è totale. La tensione si avverte, palpabile, su entrambi i lati del parquet: Toronto perde troppi palloni, concedendo facili contropiedi ai razzenti Warriors, mentre Golden State litiga con i ferri della Oracle Arena e non riesce a sfruttare la propria arma migliore, il tiro da 3 punti. Da una parta Iguodala e dall'altra Ibaka muovono il punteggio, in attesa che gli attori protagonisti si prendano le luci della ribalta nella ripresa. Il primo tempo si chiude con Toronto avanti 60-57. Anche senza Durant, Golden State rimane una squadra di stelle. Due di queste, tra le più brillanti della lega, hanno costruito, negli anni, un'intesa unica e sono proprio loro a trascinare i padroni di casa alla rimonta. Steph Curry e Klay Thompson, gli 'Splash Brothers', puniscono a ripetizione la difesa di Toronto, seminando il panico nel pitturato e trovando con maggiore frequenza la conclusione dalla lunga distanza. Dall'altra parte, Leonard fatica a decollare, ma quando il gioco si fa duro, anche l'ex San Antonio Spurs sale di colpi, riportando i suoi in parità con un canestro e fallo, sfidando apertamente la Oracle Arena. Che ammutolisce poco dopo quando il destino dimostra di poter essere davvero beffardo: Thompson (30 i punti per lui alla sirena finale) vola al ferro nel tentativo di inchiodare una schiacciata vigorosa al tabellone, ma subisce il fallo di Danny Green e ricade male con la gamba sinistra. La distorsione al ginocchio è evidente e il numero 11 non può fare altro che abbandonare, tra le lacrime, il parquet. Golden State accusa il colpo e Fred VanVleet, leggendo le espressioni di sconforto sul volto degli avversari, prova a dare la spallata decisiva con due triple in fila che fanno esplodere la panchina di Toronto. Senza Durant, senza Thompson, e con un Curry falloso al tiro (6/17 dal campo e 3/11 dall’arco) ci pensa Draymond Green a salire di colpi, segnando punti (11), lottando sotto alle plance (19 rimbalzi) e mettendo in ritmo i compagni (13 assist). Si arriva così a un finale tesissimo e in bilico, poco adatto ai deboli di cuore. I Raptors, avanti di un punto, hanno l'ultimo possesso ma Danny Green perde un pallone sanguinoso, che regala un'altra chance a Golden State: o dentro o fuori. La tripla di Curry, però, è fuori misura e, sul rimbalzo, Draymond Green chiama timeout senza averne più a disposizione: fallo tecnico. Leonard, in lunetta con 0.9 secondi sul cronometro, è glaciale: prima segna, poi subisce fallo e realizza un altro 2/2 che manda i titoli di coda su partita, serie e stagione e vale il primo, indimenticabile titolo nella storia dei Toronto Raptors.

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