È un mantra abbastanza di casa a Milanello negli ultimi anni. Si ripete di tendenza all’inizio dell’estate, quando una vecchia stagione è appena terminata e una nuova stagione è in procinto di cominciare. Di quale mantra parliamo? Quello del “serve chiarezza”. E sembra che anche per questo 2019 sia arrivato puntualmente, inevitabilmente, ma ragionevolmente il tempo di chiederselo. Se non altro perché, giusto per rimanere in un intervallo di notizie che coinvolge la sola giornata di ieri, il tifoso rossonero è passato dalle suggestioni Ceballos e Torreira al ritorno nello staff di Giampaolo addirittura del “fu” Daniele Bonera, ma anche dall’incontro tra Maldini e Theo Hernandez ad Ibiza alla - per certi versi - clamorosa ipotesi di un salary cap che complicherebbe non di poco la storia del Milan nella finestra di mercato che si aprirà ufficialmente il prossimo primo luglio. E la complicherebbe non solo per le operazioni in entrata, ma anche per quelle in uscita, dal momento in cui si ventila l’estensione del provvedimento ai “big” in rosa.
Due le versioni filtrate, al momento: la prima più “morbida”, con l’idea della casa madre Elliott che potrebbe essere quella di fissare un tetto salariale a 4 milioni di euro; la seconda decisamente più preoccupante, giacché prevederebbe il tetto scendere fino ai due milioni e mezzo. Ebbene, in questo caso chi sarebbe “tagliato fuori”? Primo nome piuttosto scontato: Gigio Donnarumma, con i suoi sei milioni, guida in solitaria la truppa dei Paperoni rossoneri, sotto di lui Biglia a 3,5 milioni - operazione ritenuta tra le più “sgangherate” dell’interregno Fassone-Mirabelli - alla pari con capitan Romagnoli, quindi Suso e Reina a ruota, a 3 milioni. Suggestioni, ma non troppo. Anche perché è evidente che il futuro prossimo del Milan si stia giocando su due piani: quello - da tutti agognato - del rilancio sportivo, che non può però prescindere da quello del rapporto con la Uefa e, più in generale, con il gotha del calcio. Che sia attraverso un’esclusione dalle coppe, un salary cap o qualcos’altro ancora, la prima estate del trio Maldini-Boban-Massara non sarà certamente paragonabile a quella di Marotta all’Inter o (all’ennesima) di Paratici alla Juve in termini di libertà di transazioni.
Che fare, dunque? Intanto aspettare che qualcuno parli. Accadrà verosimilmente il 9 luglio, giorno del raduno, anche se non è detto che oltre a Giampaolo - di fatto alla sua presentazione ufficiale - vengano resi pubblici nell’immediato i punti di vista dirigenziali. E poi bisogna avere fiducia, sul modello di Krunic, “lavorato” e convinto nel silenzio generale. Certo, non si dovrà ripetere l’errore di non affidarsi anche ad innesti d’esperienza. Tradotto: un profilo come quello di Daniele De Rossi sarebbe pazzescamente su misura per questo Milan. E probabilmente l’ex colonna della Roma non ne farebbe una questione economica: ha dimostrato di voler sposare un progetto tecnico di livello in una piazza che possa accontentarlo appieno. Non sarebbe un’operazione “da Elliott”, ça va sans dire, ma a volte vale anche la pena fare uno strappo alla regola...