Caro Galeone, Allegri si è tradito da solo…

"Allegri? Si è sentito tradito, dispiaciuto in particolare per Andrea Agnelli. Non ha superato l’addio”

Dalle parole estrapolate dall’intervista dei giorni scorsi al “Fatto Quotidiano” di Giovanni Galeone, mentore e amico di Massimiliano Allegri, si può intuire chiaramente tutto il dispiacere dell’ex tecnico bianconero per esser stato costretto ad abbandonare la Juventus nonostante i successi di quest’ultimo quinquennio. Probabilmente non se l’aspettava davvero però le avvisaglie c’erano tutte, non si può nascondere dietro ad un dito. Da Cardiff in poi l’involuzione tecnico/tattica della Vecchia Signora è stata evidente, costante. Nell’ultimo biennio in particolare i trionfi bianconeri in Italia sono arrivati quasi per inerzia, conseguenza naturale dello strapotere della rosa juventina rispetto alle potenziali concorrenti. C’era quindi assoluto bisogno di una scossa, di una rivoluzione tattica e anche motivazionale. Probabilmente il dispiacere di Allegri nasce anche dal fatto di esser stato sostituito da un allenatore, Maurizio Sarri, battuto sempre da avversario in questi anni.

"Sarri alla Juve? Fa un po’ di casino, non è preparato per certe situazioni” la previsione di Galeone assomiglia molto di più ad una “sviolinata” (una consolazione) all’amico piuttosto che ad una vera valutazione professionistica. Evidentemente, nonostante i claim di partito, vincere non è l’unica cosa che conta ma è importante anche il modo in cui arriva.
Aver avuto a disposizione in questi anni lo strapotere offensivo di Dybala, Higuain, Mandzukic, Bernardeschi, Douglas Costa, Kean, Cuadrado e addirittura Cristiano Ronaldo (nell’ultimo anno) e non averlo saputo sfruttare sino in fondo appare un vero delitto. In fondo possiamo dirlo, senza giri di parole, che Allegri si è condannato da solo perché se con un simile potenziale dalla propria parte non è riuscito a creare un minimo calcio offensivo, spettacolare e coraggioso se la può prendere solo con se stesso.
In alcune circostanze, soprattutto in Europa, bisognava evidentemente osare di più perché se le migliori partite in Champions League della Juventus sotto la sua gestione sono arrivate solo e sempre nella circostanza in cui la squadra bianconera non aveva più nulla da perdere (gare di ritorno con il Bayern a Monaco di Baviera, Real a Madrid e Atletico Madrid a Torino) è chiaro che il problema principale è stato soprattutto di natura mentale.
Della paura di non riuscire ad osare sino in fondo ma di giocare sempre la partita decisiva di turno con il classico “braccino” del tennista. In Italia si è sempre riusciti a rimediare a questo difetto (anche se due anni fa, dopo la sconfitta interna contro il Napoli, si stava compromettendo tutto…) in Europa no. Questa carenza è risultata determinante al pari della classica “sfiga da Champions” che da sempre accompagna la Juventus in questa competizione.
Maurizio Sarri è quindi il rischio calcolato da parte della dirigenza juventina per invertire questo trend. In Europa se non si osa non si vince. Ad Allegri non sono bastati cinque anni per acquisire sino in fondo questa convinzione. Non è colpa di Agnelli quindi, non poteva di certo obbligarlo ad avere coraggio; il suo “esonero” è solo la conseguenza di questo.
Nessun tradimento, chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Chiaro Galeone?

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