Dai primi walkman ai moderni smartphone, correre con la musica nelle orecchie è un’abitudine che si è diffusa sempre di più tra i runner, tanto che oggi esistono playlist e strumenti appositamente studiati. Questo vale tanto per i neofiti quanto per i runner più esperti. I primi, infatti, trovano nella musica una fedele compagna per approcciare una pratica ancora sconosciuta, i secondi ne utilizzano la forza e l’influenza per spingersi sempre più in là e combattere la fatica.
Ascoltare musica mentre si corre non porta però solo vantaggi, anzi: se andassimo a guardare il vero effetto di questa abitudine sulla corsa e sulla qualità degli allenamenti forse ci accorgeremmo che, in alcuni casi, si tratta di qualcosa davvero da non fare se si vuole migliorare davvero.
Mai esserne schiavi Per gran parte della sua evoluzione l’essere umano ha corso senza avere la possibilità di distrarsi ascoltando le sue canzoni preferite. Chi praticava questa attività prima dell’avvento di certe tecnologie era obbligato a ricercare nella pratica stessa il piacere e la motivazione per uscire di casa, facendo affidamento solo su se stesso per superare le eventuali crisi. Ogni corsa diventava così un momento di introspezione in cui staccare da tutto il resto e concentrarsi solo sulla propria passione e sulle sensazioni che essa trasmetteva.
Questo è quello che dovrebbe ancora accadere a chiunque decida di avvicinarsi al running. Correre non può essere noioso, deve essere un piacere e dovremmo guardare all’allenamento come al momento più atteso della giornata. Un momento solo per noi, in cui imparare a conoscerci e a conoscere la nostra corsa, ad ascoltarci.
Rinchiuderci nel mondo generato dalle cuffie può portare quindi diversi svantaggi, tra cui:
• isolamento dall’ambiente circostante, che può diventare molto pericoloso se corriamo in città;
• incapacità di rimanere in sintonia con noi stessi e di ascoltare le sensazioni corporee, con il rischio di non godere del vero piacere della corsa;
• tendenza a seguire il ritmo dato dalla musica e non il nostro, con il conseguente pericolo di correre a un’andatura troppo elevata (o troppo lenta) rispetto a quella corretta per noi;
• impossibilità di ascoltare e seguire la respirazione, cosa che porta a perdere di vista un importante punto di riferimento e ad allenarci, forse, a un’intensità maggiore di quella che potremmo permetterci;
• entrare troppo in sintonia con la musica ascoltata, aspetto che può condizionare anche i pensieri e le sensazioni durante la seduta, con il rischio di alterare il nostro stato d’animo e persino i battiti cardiaci.
Se siete fra quelli che non riescono ad uscire a correre senza indossare le cuffie provate a rivedere le uscite alla luce di queste considerazioni e sfidatevi ad allenarvi senza la musica nelle orecchie, entrando in sintonia con voi stessi e con l’ambiente che vi circonda anziché con le note di una canzone.
Quando è un piacere aggiunto Sarebbe bene correre con la musica solo in certe situazioni, ad esempio:
• se si possiede già una buona esperienza nella pratica della corsa e si è in grado di ascoltare e leggere nel modo giusto le proprie sen- sazioni corporee durante l’allenamento;
• se si padroneggia una corretta tecnica di respirazione;
• se si sta affrontando un’uscita di recupero e/o rigenerante e non un lavoro qualitativo;
• se la musica scelta non trasmette sensazioni negative, ansia o rabbia e non influenza il ritmo o l’intensità dell’allenamento.
Su queste basi una sessione rigenerante o di corsa-camminata, una volta che se ne paroneggiano bene le dinamiche, può tranquillamente essere associata all’ascolto di una playlist, di qualche podcast o di un audiolibro. Anzi, allenamenti di recupero possono davvero trasformarsi in un’occasione per aggiungere al piacere della corsa anche altri passatempi.