Sei anni, mica una vita, sei anni e passi dall’essere l’uomo dei record a un indesiderato di gran lusso. Ecco la storia di Gonzalo Higuain, dai 36 gol in un campionato magico con il Napoli ai 6 con il Milan e i 5 con il Chelsea in una stagione divisa a metà, dopo essersi lasciato con la Juve regalando ad Allegri il gol a San Siro che consegnò lo scudetto ai bianconeri.
Quel giorno non è preistoria, è solo il 28 aprile dell’anno scorso, eppure sembra una vita fa, oggi che i tifosi lo vorrebbero ancora con loro quando nella Juve dei Ronaldo, De Ligt, Rabiot e Ramsey, per lui non c'è più posto. Eppure quel 28 aprile dell'anno scorso non è preistoria, anche se tale sembra perché è bastata una stagione per diventare uno qualunque, basta un rigore sbagliato, anche se non un rigore qualsiasi, per perdere la testa, e poi ecco le tante panchine inglesi nonostante il suo mentore avesse fatto di tutto per averlo con sé.
Ma nemmeno per Maurizio Sarri c’è più tempo per Gonzalo Higuain, e tutti a chiedersi perché in così poco tempo uno degli attaccanti più forti d’Europa sia ora persino difficile da piazzare, e se non è diventato un peso poco ci manca. La Roma ci fa un pensierino, la Juve vorrebbe prolungargli un contratto in scadenza fra due anni per poterlo prestare in maniera onerosa proprio per un biennio, e magari proprio ai giallorossi, ai quali uno come il Pipita farebbe molto comodo. Sempre che si ricordi come si faccia gol, sempre che metta da parte ormai un passato che non c'è più, perché oggi c'è un mercato in cui i difensori costano 90 milioni di euro e lui ne vale solo un terzo, ammesso che qualcuno voglia spendere dei soldi.
Magari per rivivere un giorno come il 28 aprile dell’anno scorso, un’esultanza felice, un gol alla Higuain, un altro scudetto sul petto. Ma nel calcio di oggi non c'è tempo nemmeno per riavvolgere il nastro. Gonzalo è un campione triste, il sorriso è forzato. Nonostante far gol sia come andare in bicicletta, diceva qualcuno: non puoi dimenticare come si fa.