Allora, mettersi in fila uno accanto all’altro e alzare la mano ripetendo lo stesso motivetto mandato a memoria da tempo ormai: quanti di noi avrebbero pensato, solo lontanamente, di girare la boa con un record di 14-4-1? Oltretutto, ripensando ai pareggi - la sconfitta contro la Juventus ci sta – scopri che col Parma tralascerei l’arbitraggio, ecco tralasciamo che è meglio, mentre con Roma e Fiorentina hai creato perlomeno dieci nitide occasioni da rete, senza dimenticare l’intermezzo Barcellona al Meazza, subendo due tiri e mezzo, forse, ottenendo due miseri punti. Perché ci sta, nel calcio, di avere quel periodo di sfiga che ti accompagna; tra gol sbagliati, errori difensivi, infortuni della rosa. Già, l’ultima voce merita un breve approfondimento.
L’Inter gioca la partita più difficile dell’intero girone di andata contro una squadra che allo stato dei fatti attuale è la più in forma di tutti i campionati europei importanti, forse la Dea corre anche più del Liverpool, senza il centrocampo titolare; no, anzi, col rientro a tempo determinato di Sensi. Che uno dice: ehhh, va beh, stai parlando di Sensi…per l’appunto, sto parlando di Sensi Stefano da Urbino, anche sabato sera, pur a metà del suo potenziale, uno dei migliori in campo, cercato sempre e costantemente dai compagni, faro del centrocampo interista, unico in grado di liberare Brozovic dalla marcatura assillante degli avversari. Perché con Stefano in campo gli avversari sono obbligati a occuparsi anche e, forse, soprattutto di lui. Non è un caso che nel primo tempo l’Atalanta, i dati sono dati e non chiacchiere da prosecchino, ha tirato in porta un paio di volte, creando una sola occasione da rete e giocando un noioso titic titoc senza valenza alcuna. Quando il numero dodici nerazzurro è calato d’intensità, l’avversario ha capito al volo la situazione azzannando la preda fino al giusto pareggio e, senza San Samir – qualcuno vorrebbe liberarsene, io mi imbestialisco con lui esclusivamente perché nelle uscite fatica parecchio e uno della sua stazza dovrebbe intimorire gli avversari, non subire passivamente palloni alti nella sua area piccola e dintorni ma per il resto è un portiere di livello altissimo – saremmo qui a parlare di sconfitta; forse immeritata – perché, erano forse meritati i pareggi ottenuti da Roma e Fiorentina contro di noi, per non parlar del Parma? – ma pur sempre sconfitta.
Non sono fra coloro che Marotta compra qualcuno altrimenti affondiamo; ma, d’altra parte, se vogliamo stare lì, in alto, qualcosa va fatto. Pure presto.