Da Lebron James in poi, sono tutti cresciuti col suo esempio. Non solo i punti segnati, i canestri allo scadere, i titoli vinti, ma soprattutto l'instancabile dedizione al lavoro, al gioco tanto amato. Un compagno di vita perché papà Joe era un giocatore, perché la figlia Gigi, con la quale condivide anche un tremendo destino, avrebbe dovuto essere la naturale prosecuzione in quel legame tra Kobe Bryant e la pallacanestro. Lo sport che gli ha consegnato addirittura un Oscar, premio per una lettera d'amore per il basket poi diventata un disegno animato.
Kobe, cresciuto in Italia e con un sentimento sempre acceso per il nostro Paese, è stato animato dalla passione, dalla competitività. Cresciuto con l'obiettivo di essere migliore di Michael Jordan, ne è diventato grande amico. Compagno di sfide sul campo, ha vinto, litigato poi condiviso molto con Shaquille O'Neal che ora piange la perdita di un "fratello e una nipotina". Poi c'è Lebron, chiuso nel suo dolore, solo poche ora dopo averlo superato per numero di punti in carriera. Lui che si è trasferito a Los Angeles anche per merito del suo amico Kobe.
Tutta la NBA piange il suo campione, anche gli avversari, soprattutto gli avversari, che sempre hanno rispettato quell'instancabile voglia di essere sempre il migliore. Ecco perché non stupisce la decisione dei Dallas Mavs di ritirare il numero 24 per commemorarlo. Proprio la squadra di Luka Doncic che Kobe ha subito individuato come futuro riferimento della Lega. Il pensiero di tutti però va a Vanessa, moglie e mamma che dovrà convivere con un dolore insuperabile.
Il soprannome Black Mamba descrive il suo essere letale sul campo, la capacità di mordere non solo il rivale ma la partita in sé. Il giorno dell'addio al gioco, ha chiuso con un eloquente: Mamba out. No Kobe, anche ora, il Mamba resterà sempre vivo nel cuore di chi ama questo gioco.