Bobo Vieri e Romelu Lukaku: due attaccanti, finalizzatori e uomini squadra, goleador, leader e trascinatori. L'uno il passato dell'Inter, l'altro il presente. L'uno oggi nelle vesti di intervistatore, l'altro di intervistato. Entrambi sotto la regia di un mister d'eccezione, Pierluigi Pardo, padrone di casa a Tiki Taka: "Mi piace che mi chiamino gigante buono - ha raccontato il centravanti belga - perché io sono buono, educato e rispettoso". In Italia da pochi mesi, Lukaku ha le idee chiare sulle difficoltà della Serie A: "Tatticamente e fisicamente è molto difficile". Una difficoltà superata grazie al tecnico che lo ha voluto e lo sta forgiando con il lavoro giorno dopo giorno: "A 26 non sono certo al top, ma sapevo che Conte avrebbe potuto esaltare il mio modo di giocare". Sinora una stagione che tiene l'Inter in piena corsa per lo scudetto: "Con la Juve sarà una bella sfida fino alla fine". Insomma, un'intervista a 360 gradi in cui trovano spazio anche Lautaro, il Milan, Ibrahimovic, la Lazio e non ultimo un tema che lo vede da sempre impegnato, la lotta al razzismo.
L'INTERVISTA DI BOBO VIERI A LUKAKU
Ti piace il soprannome ‘gigante buono’?
“Mi piace molto perché sono buono, sono educato e ho rispetto per tutti”.
Da cosa nasce la grande ammirazione che hai per Conte?
“L’ho affrontato la prima volta in un’amichevole, Belgio-Italia, a Bruxelles. E ho notato che giocava con due punte davanti, Eder e Pellè, che avevano avuto molte occasioni. Ho capito che con il suo modo di giocare avrei avuto molte possibilità di segnare e che avrebbe esaltato il mio gioco molto fisico. Dopo quel match ci ho parlato, lui mi ha detto che sarebbe andato al Chelsea ma io non avevo possibilità di raggiungerlo. Così gli ho detto che se fosse andato da un’altra parte in futuro l’avrei seguito”.
Che differenza hai trovato tra la Premier e la Serie A?
“È diverso, i difensori in Italia sono i migliori d’Europa. Tatticamente sono preparati per affrontare gli attaccanti. E anche gli allenamenti sono differenti qui, si punta molto sul fisico. I primi due mesi sono stati difficili ma pensavo sempre al futuro, a quello che potevo diventare: sono giovane e voglio lavorare ancora di più per migliorare. In Inghilterra molte partite sono simili, qui ogni sfida è diversa, puoi non vincere anche gare in cui concedi solo un’occasione come è successo a Firenze e a Lecce”.
Il gol nel derby è stato il momento più bello sino vissuto all'Inter?
“È stata una grande emozione. Giocare in Italia e nell’Inter era un sogno per me. La prima finale che ho visto da piccolino è stata Inter-Lazio. Volevo giocare nell’Inter che ha avuto sempre grandissimi attaccanti come Ronaldo, Vieri e Adriano”.
Molti dicono che il tuo modo di giocare sia simile a quello di... Bobo Vieri. Sei d'accordo?
“La mia mentalità è quella di cercare di migliorare sempre. A 26 anni non sono top, è una cosa impossibile da dire. È più importante lavorare ogni giorno per cercare di migliorare le cose che so fare meno bene”.
Da cosa nasce il grande rapporto con Lautaro Martinez?
“Prima di arrivare ho visto un’amichevole dell’Inter ad Appiano e avevo visto il modo in cui giocava Lautaro e ho pensato che se avessimo giocato bene insieme avremmo potuto aiutare la squadra. Quando sono arrivato l’ho chiamato e siamo diventati subito amici, anche perché io parlo anche lo spagnolo e in campo comunichiamo così”.
Tra poco ti ritroverai di fronte nel derby Ibrahimovic, tuo compagno al Manchester United...
“Sarà bello affrontarlo. È un campione, un grande professionista che lavora sempre. Per me che lo conosco è normale che lui faccia queste cose a 38 anni. Ho grande rispetto per lui, a Manchester mi ha dato tantissimi consigli, fin dal primo giorno”.
Per lo scudetto sarà una sfida con la Juve di Cristiano Ronaldo?
“La Juventus è una buona squadra, sono i campioni in carica e ho rispetto per Ronaldo. Sarà una bella sfida fino alla fine e vedremo chi vincerà”.
E' vero che hai imparato l'italiano grazie alle telecronache?
“È vero, l’ho imparato così. Sognavo di giocare in Serie A e quando mio fratello è andato alla Lazio ho iniziato a guardare tutte le sfide con le telecronache in italiano. È simile al francese e l’ho imparato”.
La Lazio, appunto. Sarà un'avversaria per lo scudetto?
“La Lazio è forte ed è una squadra che è cresciuta molto negli ultimi anni, dove ha vinto qualche trofeo. Adesso vincono pure le partite difficili. Hanno solo il campionato ed è una buona situazione per loro”
Tu sei da sempre impegnato in prima persona nella lotta al razzismo. Come è la situazione qui in Italia?
“La vita qui in Italia è bellissima, io e la mia famiglia stiamo bene a Milano. Solo allo stadio ho assistito a questa cosa, spero sia stata la prima e l’ultima volta. La campagna di sensibilizzazione dell’Inter (BUU, Brothers Universally United, ndr) è molto bella e io continuerò a dire le cose perché il calcio in questo Paese è importante e noi giocatori dobbiamo impegnarci per migliorarlo”.
La tua esultanza con l’inchino da cosa nasce?
“Quando sono arrivato a Milano, a Linate, i tifosi mi hanno fatto sentire grande affetto e amore. Per questo mi inchino a loro, per ringraziarli”.