È il 31 gennaio 1999. In una puntata dei Simpson dal titolo “Sunday, Cruddy Sunday” i San Francisco 49ers conquistano l’anello del Super Bowl e lo fanno proprio a Miami, dove nella notte tra il 2 e il 3 febbraio all’Hard Rock Stadium proveranno a conquistare il loro sesto titolo NFL. Per i californiani è un segno di buon auspicio, se consideriamo che i Simpson già in passato si sono travestiti da oracolo anticipando in un episodio del 2000 l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti.
Ma suggestioni a parte, secondo molti appassionati San Francisco parte da sfavorita, nonostante questa sia la sua settima apparizione al Super Bowl. I 49ers hanno infatti vinto cinque anelli tra il 1981 e il 1994, e non a caso sono chiamati anche “The Team of the Eighties”, la squadra degli anni ’80. Era un gruppo formato da giocatori mitici. Joe Montana e poi Steve Young come quarterback. Jerry “World” Rice, da tutti considerato il più grande receiver di tutti i tempi. Ronnie Lott, uno dei migliori defensive back che giocava indifferentemente corner back e safety. Allenatore di quegli indimenticabili era Bill Walsh inventore del "West Coast offense", gioco che prevedeva tracce rigorosissime, zero creatività, massimo timing tra quarterback e ricevitori. Se i Niners dovessero conquistare il Super Bowl LIV, raggiungerebbero i New England Patriots e i Pittsburgh Steelers nel maggior numero di vittorie nella storia della NFL (6). Debutto assoluto invece per l’attuale allenatore dei 49ers, Kyle Shanahan.
Ora come ora SF non ha in squadra dei talenti riconosciuti, a parte il paisà italo-americano Garoppolo che dopo qualche anno all’ombra di Tom Brady a New England ha trovato la sua dimensione e quest’anno ha ottenuto i galloni di titolare. Da visionare attentamente anche Nick Bosa, il defensive end al primo anno in NFL che ha giocato una grande stagione. Nick, fratello di Joey e figlio di John Bosa, entrambi giocatori di rilievo e pronipote di Tony Accardo, boss della mafia di Chicago. Il punto forte di San Francisco è senz’altro la difesa, classificata prima nei playoff e seconda nella stagione regolare. Sotto la supervisione del defensive coordinator Robert Saleh hanno concesso solo 15 punti a partita nella post season dopo essersi attestati intorno ai 19 punti subiti a partita nella stagione regolare. I 49ers vanno a nozze giocando palla a terra. Per farci capire: la star di San Francisco nel match del titolo NFC è stato Raheem Mostert, che ha percorso 220 yard e siglato 4 touchdown contro i Packers.
Il soprannome dei californiani, 49ers, si rifà alla corsa all’oro che si scatenò nell’area di San Francisco nel 1849. E non a caso i colori della divisa sono il rosso e l’oro. Il logo originale era un minatore baffuto della California, vestito con una camicia rossa che saltava a mezz’aria con due pistole in mano. Dal 1962, poi, il logo dei 49ers si è trasformato nell'iconico "SF" al centro di un ovale rosso. Fino al 2013 hanno giocato al Candlestick Park, uno dei templi del football (reso tale dalla squadra degli anni ’80). Lo stadio aveva la caratteristica di essere costruito sotto il livello del mare, oltre che in riva al mare. Per questo motivo, spesso nello stadio c’era una foschia che rendeva magica l’atmosfera. Adesso la casa dei Niners è il Levi’s Stadium di Santa Clara, non molto lontana dalla Silicon Valley. Famosissimo il gruppo delle cheerleader chiamato “Gold Rush”, corsa all’oro.
Due i personaggi dalla storia controversa che hanno vestito la prestigiosa maglia rosso-dorata dei californiani. O.J. Simpson, accusato dell'omicidio della moglie e assolto nel 1995, e Colin Kaepernick, che per protesta contro le oppressioni subite dalla minoranza nera dal 2016 si inginocchiò durante l'inno nazionale statunitense, suonato e cantato all'inizio di ogni gara della NFL. Innumerevoli le discussioni e le polemiche generate dal suo gesto. In un'America che è ancora a trazione WASP (White Anglo Saxon Protestant), questo è un fatto che ti segna: da quel giorno Kaepernick non ha più trovato un ingaggio nella NFL.