In Nba si torna a giocare a Los Angeles, dove i Clippers onorano la memoria di Kobe Bryant mostrando le casacche numero 8 e 24 dell'antico rivale, ma poi perdono 103-124 contro i Sacramento Kings. A Ovest importante vittoria per i Denver Nuggets di Nikola Jokic contro gli Utah Jazz (106-100), a Est vincono Toronto (109-115 a Cleveland) e Boston (119-104 su Golden State), Philadelphia si fa sorprendere dagli Atlanta Hawks di Trae Young (127-117).
LOS ANGELES CLIPPERS-SACRAMENTO KINGS 103-124
Si torna a giocare a basket allo Staples Center, dove l'eco dell'assenza di Kobe Bryant è però ancora troppo assordante (mentre le sue due maglie con il numero 8 e 24 campeggiano sul palazzetto). E l'ingrato compito di ripartire cercando di pensare che, anche di fronte a una tragedia di questa portata, la vita va avanti tocca ai Clippers. Che però già nel corso del quarto parziale permettono a Sacramento di scappare per poi non riuscire più a raggiungere i cugini californiani. Out Kawhi Leonard, i migliori realizzatori di squadra sono Lou Williams (22 punti) e Montrezl Harrell (21), entrambi partiti dalla panchina, mentre Paul George non va oltre quota 11. Dall'altra parte giganteggia invece De'Aaron Fox, forte dei suoi 39 punti, di percentuali importanti al tiro e soprattutto di un carisma in costante crescita negli equilibri di una squadra che solo qualche settimana fa era parsa sull'orlo del baratro. La cosa più importante, però, è che lo Staples Center ha rotto il ghiaccio: pur in una serata complessa, in un clima surreale, con una sconfitta casalinga, il basket ha ripreso il suo corso naturale anche a Los Angeles. Senza mai dimenticare la leggenda di Kobe: quello no che non sarà mai possibile.
BOSTON CELTICS-GOLDEN STATE WARRIORS 119-104
Anche in quel di Boston arriva il momento di celebrare colui che è sempre e solo stato un rivale, ma che anche in Massachusetts come nel resto d'America e del mondo era amato da tutti. E così il TD Garden regala un sentito omaggio a Kobe Bryant, poi i Celtics scendono in campo e per Golden State c'è poco da fare. Inarrestabile la furia biancoverde di fronte agli Warriors che sembrano essersi definitivamente dimenticati del breve rilancio centrato a cavallo tra dicembre e gennaio, tornando di gran lunga la squadra dal record peggiore dell'intera lega (10-39). Intanto Boston continua la sua corsa verso la post-season, regalandosi una facile vittoria che mette in luce Gordon Hayward (25 punti a segno, è lui il top scorer di serata), un Marcus Smart che parte dalla panchina e arriva a 21, e soprattutto Jayson Tatum: la sua prima convocazione della carriera all'All-Star Game viene infatti salutata con una prova da 20 punti a referto.
DENVER NUGGETS-UTAH JAZZ 106-100
Importante ai fini della classifica e dei piazzamenti per i playoff la sfida tra la terza e la quarta forza della Western Conference, che ancora una volta premia una Denver che ormai nessuno può ancora azzardarsi a definire una semplice sorpresa. I Nuggets raggiungono così il record dei Clippers (33-15) che solo grazie agli scontri diretti mantengono per ora il secondo posto a Ovest. Ma il successo di Denver fa effetto anche perché giunto senza Jamal Murray, Gary Harris e Paul Millsap. Chi non manca, e si vede, è però Nikola Jokic: 28 punti e 10 assist per lui, sempre più leader di una squadra che promette di poter andare ancora molto lontano. Dall'altra parte ci sono i Jazz, che a vestire i panni della vittima sacrificale proprio non ci stanno. E così Utah prova a riacciuffare una partita apparentemente già persa e nell'ultimo quarto rimonta dal -17 fino addirittura al -3, ma alla fine manca qualcosa. E gli sforzi del solito Rudy Gobert (21+11 rimbalzi) e di un encomiabile Jordan Clarkson (partito dalla panchina e autore di 37 punti) non bastano.
CLEVELAND CAVALIERS-TORONTO RAPTORS 109-115
E adesso provate a fermarli. Con la stagione entrata ormai nel vivo e qualche noia in meno per quanto riguarda rotazioni e infortuni, i Raptors hanno cominciato a correre per davvero e le nove vittorie consecutive ne sono solo una diretta conseguenza. L'ultima arriva a Cleveland, dove i sempre più derelitti Cavaliers (alla sconfitta numero 36 in 49 partite) provano comunque a rimettersi nei giochi con una rimonta finale quasi commovente: dal +14 Toronto si arriva infatti al 105-104, ma gli sforzi di Kevin Love e Collin Sexton (23 punti a testa) alla fine non producono che un timido sorriso per la gente dell'Ohio. A quota 23 arriva anche Kyle Lowry per i canadesi, ma sono soprattutto i 26 di Serge Ibaka a far saltare il banco. E le rivali sono avvisate: i campioni in carica della Nba anche quest'anno sono intenzionati a fare sul serio fino in fondo.
ATLANTA HAWKS-PHILADELPHIA 76ERS 127-117
All'All-Star Game ci sarà anche lui, e Trae Young si toglie la soddisfazione di guidare Atlanta a un successo prestigioso contro una delle forze dominanti della Eastern Conference, quei Sixers che restano sempre tranquilli in zona playoff nonostante qualche periodo di affanno nel corso dell'anno non sia mancato. E invece alla State Farm Arena i Sixers cadono nel corso di una partita che gli Hawks mettono in discesa sin dai primi minuti, con la loro stella che trova una nuova serata di gloria suggellata da 39 punti e ben 18 assist (nuovo massimo in carriera). I padroni di casa catalizzano anche con John Collins (20 punti e 17 rimbalzi, Vince Carter arriva a 14 punti), mentre dall'altra parte Ben Simmons arriva a 31 punti e Joel Embiid a 21 con 14 rimbalzi. Ma Phila questa volta cade.
WASHINGTON WIZARDS-CHARLOTTE HORNETS 121-107
Continua a essere un calvario la stagione degli Wizards, e aver sconfitto in casa una Charlotte che sta salutando in maniera sempre più definitiva il sogno playoff non rappresenta certo una consolazione. In una stagione già ampiamente senza obiettivi, Washington sapeva di poter mettere in vetrina almeno uno dei propri elementi migliori: Bradley Beal. E invece la convocazione all'All-Star Game non è arrivata, con la rabbia che viene scaricata in una prova da 34 punti che regala alla squadra quantomeno una vittoria. Beal resta a casa, ed è la prima volta in quarant'anni che avviene a un giocatore dalla media punti a partita vicina ai 28. Una media superiore, tanto per dare un metro di paragone, ai punti centrati dai due migliori giocatori degli Hornets alla Capital One Arena (Miles Bridges arriva a 23, Terry Rozier a 21). In tutto questo arriva anche il sorpasso in classifica degli Wizards sugli Hornets, ma a Washington nessuno sembra notarlo. Il grugno imbronciato di Beal, in tal senso, vale più di mille spiegazioni.