Los Angeles rialza la testa e torna a sorridere in Nba, raccogliendo due successi con le due squadre cittadine: i Lakers vanno a vincere 113-129 a Sacramento (tripla doppia per LeBron James), i Clippers abbattono 118-106 Minnesota allo Staples Center (Kawhi Leonard alla nona sopra i 30 punti). Damian Lillard incanta (51 punti) e Portland abbatte Utah (124-107), solo un punto per Marco Belinelli ma gli Spurs strapazzano Charlotte (114-90).
SACRAMENTO KINGS-LOS ANGELES LAKERS 113-129
Il ghiaccio è rotto. E, dopo aver forse pagato l'emozione della primissima partita allo Staples Center dopo l'addio a Kobe Bryant, i Lakers tornano alle vecchie abitudini: quelle di una squadra che macina una vittoria dietro l'altra. A farne le spese sono i Sacramento Kings, travolti dai gialloviola che al Golden 1 Center mettono le cose in chiaro già nel corso di un primo quarto terminato sul 44-22. I losangelini sono guidati da una forza comune, che in un modo o nell'altro permette a sette di loro di arrivare in doppia cifra, a partire dai 21 di Anthony Davis e i 19 di Avery Bradley. E poi c'è LeBron James: per lui arriva l'undicesima tripla doppia stagionale, caratterizzata da 15 punti, 10 rimbalzi e 11 assist. I Lakers arrivano a 37 vittorie, le stesse che l'anno scorso avevano ottenuto in un'intera stagione, e hanno nel mirino in maniera sempre più convinta e convincente il titolo. A fine stagione ci sarà una dedica da fare...
LOS ANGELES CLIPPERS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 118-106
Anche l'altra faccia di Los Angeles torna a sorridere, e i Clippers battono senza troppi grattacapi Minnesota. Merito di una squadra finalmente in campo senza defezioni di alcun tipo, e con Kawhi Leonard autorevolmente in cabina di guida. Proprio lui è il top scorer dei californiani, grazie ai suoi 31 punti che gli permettono di infilare la nona di fila sopra quota 30 (un record che non era riuscito nemmeno a un certo Antetokounmpo). I padroni di casa si regalano altri cinque giocatori in doppia cifra (spicca Paul George con i suoi 21 punti), e lo Staples Center riassapora il gusto della vittoria. Il contraltare della serata è rappresentato dal disappunto di Karl-Anthony Towns, che arriva invece a quattro partite consecutive sopra la soglia dei 30 e riesce perfino a fare meglio di Leonard (i suoi punti sono 32, accompagnati da 12 rimbalzi). Ma i T'Wolves raccolgono l'undicesima sconfitta consecutiva e sembrano già navigare a vista in una stagione che rischia già di svilupparsi senza reali obiettivi.
SAN ANTONIO SPURS-CHARLOTTE HORNETS 114-90
Ultima in casa per San Antonio, che giocherà le prossime otto in giro per l'America in quello che viene definito "Rodeo Trip". E non c'è modo migliore per salutare l'AT&T Center di una vittoria netta e squillante come quella ottenuta su una versione particolarmente sottotono degli Hornets (che comunque quest'anno molto di rado hanno brillato). Eppure Charlotte parte meglio, e costringe gli Spurs a una precipitosa rimonta dal -19: missione compiuta, anche grazie a DeMar DeRozan e i suoi 24 punti. Partecipazione molto ridotta invece per Marco Belinelli, che in 15 minuti in campo trova un solo punticino (più 3 assist). Ruolino di marcia ben diverso per Miles Bridges, che di punti ne assomma 25 per gli Hornets. Senza riuscire a evitare, però, la decima sconfitta nelle ultime 11 partite dei suoi.
PORTLAND TRAIL BLAZERS-UTAH JAZZ 124-107
L'uomo del momento nell'intero panorama Nba è probabilmente lui. Damian Lillard pesca un'altra serata delle sue e travolge i Jazz sotto un turbine di 51 punti personali, che fanno seguito ai 48 del venerdì notte dello Staples Center contro i Lakers. Ma più in generale sono sei le sue partite consecutive con sei o più triple a segno, nuovo record per l'intera Nba. In questo modo Portland prova a mettere qualche apprensione ai Grizzlies ottavi in classifica nella Western Conference e attualmente aggrappati al sogno playoff, anche perché i Blazers hanno altre frecce al proprio arco. A partire da Hassan Whiteside, in doppia doppia grazie a 17 punti e 21 rimbalzi. Male Utah, che da forza inarrestabile a Ovest si trova ora a chiedersi come mai le ultime quattro partite siano state tutte perse. Anche perché la vena offensiva non sembra affatto smarrita, come i 25 punti di Donovan Mitchell e i 22 di Bojan Bogdanovic e Mike Conley testimoniano.
BOSTON CELTICS-PHILADELPHIA 76ERS 116-95
Continua l'ottimo periodo dei Celtics, che nella mai banale sfida contro Philadelphia raccolgono la sesta vittoria nelle ultime sette partite di Nba confermandosi come terza forza della Eastern Conference e soprattutto una delle squadre più in forma del momento. Da sottolineare in particolare i meriti di Boston che riesce a battere i Sixers per la prima volta nel corso di questa stagione proprio nella notte in cui deve rinunciare a Kemba Walker. Ma in campo non si vede, dato che già il primo quarto è un monologo biancoverde che avrà le sue conseguenze nel prosieguo della partita, controllata a piacimento dai padroni di casa. Mattatore diventa così Jaylen Brown, autore di 32 punti personali contro i 25 di Jayson Tatum. Prosegue invece il periodo decisamente complicato di Philadelphia, che non va oltre i 23 punti di Ben Simmons e incappa in una serataccia di Joel Embiid che al tiro fa appena 1/11 e si ferma a 11 punti. Ma è tutta la squadra a raccogliere una misera percentuale di 37% dal campo, che vale il terzo ko nelle ultime cinque gare.
DALLAS MAVERICKS-ATLANTA HAWKS 123-100
Mancano Luka Doncic e Kristaps Porzingis, ma i Mavericks sembrano non accorgersene e all'American Airlines Center vincono senza particolari problemi sul fanalino di coda della Eastern Conference. Atlanta si presenta in Texas con un mucchio di problemi, alimentati dal fatto che la stella Trae Young sia costretta a fermarsi nel corso del terzo quarto a causa di una distorsione alla caviglia (in quel momento a referto aveva 12 punti e 6 assist). Sono quindi sufficienti i 27 punti di Jalen Bronson e i 22 di Dorian Finney-Smith per regalare a Dallas una vittoria che pone i texani a un solo successo di distanza dai rivali di Houston. E la festa è tutta per Vince Carter, grande ex che davanti al suo vecchio pubblico festeggia 42 anni in campo e lo fa segnando 10 punti per gli Hawks.
ORLANDO MAGIC-MIAMI HEAT 89-102
Derby della Florida che sorride a Miami, che all'Amway Center si porta sul 2-1 stagionale contro Orlando (senza peraltro mettere in discussione l'ottavo posto in Eastern Conference dei rivali, ancora razionalmente certi di poter giocare i playoff al termine della Regular Season). I due volti da copertina per gli Heat sono quelli di Jimmy Butler, che realizza 24 punti, e Tyler Herro, che parte dalla panchina e ne porta a casa 23. Decisivo anche l'apporto di Meyers Leonard, grazie a una prova da 18 punti e 14 rimbalzi. In casa Magic va invece registrata una cronica imprecisione al tiro (dal campo non viene nemmeno raggiunta la percentuale del 40%), cui non riescono a sopperire i 24 punti di Aaron Gordon né i 21 di Nikola Vucevic. E per quest'anno il primato statale sembra proprio dover andare ancora una volta verso Miami.
INDIANA PACERS-NEW YORK KNICKS 85-92
Blitz di New York, che ritrova slancio nella difficile trasferta di Indianapolis e porta a 14 il numero delle proprie vittorie in ben 50 partite stagionali, grazie soprattutto a Marcus Morris: 28 i suoi punti complessivi, di cui 12 arrivano nel quarto periodo in cui si decide la sfida. Decisivo anche Julius Randle, che di punti ne realizza 16 ma incide soprattutto con 18 rimbalzi. Una buona fetta di responsabilità è però dei Pacers, che non cadevano in casa contro i Knicks da ben tre anni. Non bastano Domantas Sabonis e i suoi 25 punti, e solo il periodo tutt'altro che felice di Philadelphia evita a Indiana di perdere il quinto posto a Est. Soprattutto se contro un avversario abbordabile come New York arriva una percentuale al tiro di poco superiore al 40%, con soli 76 canestri tentati.
WASHINGTON WIZARDS-BROOKLYN NETS 113-107
Non festeggia invece l'altra metà della Grande Mela, con i Nets che si fanno sorprendere alla Capital One Arena dagli Wizards. Padroni di casa in grande spolvero, con il solito Bradley Beal che mette a referto 34 punti e Thomas Bryant che incide con 17 punti e 10 rimbalzi. Il sogno playoff non è ancora del tutto svanito, mentre continua a viverlo senza particolari grattacapi Brooklyn. Il tutto nonostante qualche crepa nelle certezze dei Nets ci sia: a cominciare da Kyrie Irving, vittima di un problema al ginocchio nel corso di una serata che non l'ha visto oltrepassare il muro degli 11 punti personali (top scorer di squadra è Spencer Dinwiddie, che arriva a quota 26). E il settimo posto in Eastern Conference continua ad essere in ghiaccio, sebbene serva certamente qualcosa di più a una squadra che tutto sembra tranne che una macchina inarrestabile.
CLEVELAND CAVALIERS-GOLDEN STATE WARRIORS 112-131
In palio c'è l'onore e poco più tra l'ultima squadra della Western Conference (e dell'intera Nba) e la penultima della Eastern Conference. A regalarsi un timido sorriso è comunque Golden State, che a Cleveland si regala un terzo quarto da 44-19 e piega la poco convinta resistenza dei sempre più derelitti Cavaliers. Steve Kerr può godersi sette uomini in doppia cifra, a partire da Glenn Robinson III (22 punti). Il migliore in casa Cavs è Collin Sexton, che arriva a 23 e si rivela il top scorer della serata al Rocket Mortgage FieldHouse. Ma questa non è una notizia sufficientemente positiva per il pubblico dell'Ohio, costretto ad assistere a una triste riedizione di quella che per quattro anni (e dal 2015 al 2018, non una vita fa) era stata una sfida da Nba Finals. E che ora mette in palio solo una residua fettina d'onore.