A TIKI TAKA

Tiki Taka, Galliani: "Inelegante criticare il Milan. Dico viva Inter!"

L’ex amministratore delegato del Milan nello studio di Pierluigi Pardo: "Daniel Maldini? Gli auguro lo stesso destino di suo papà e di suo nonno"

Adriano Galliani è stato l'ospite d'onore del programma “Tiki Taka – Il calcio è il nostro gioco” (il talk show sportivo condotto da Pierluigi Pardo in onda tutti i lunedì alle ore 23.15 su Italia 1) e l’ex amministratore delegato del Milan e attuale amministratore delegato del Monza ha toccato tantissimi argomenti, dalla lotta scudetto a Cristiano Ronaldo fino al derby, dalla dinastia Maldini alla finale di Istanbul e molto altro ancora. 

Si parte parlando di Gattuso, che ha rianimato il Napoli: “Rino è straordinario, è una persona fantastica. Di lui ricordo il dopo Istanbul quando voleva andare via perché a quella sconfitta avrebbe reagito meglio lontano da Milano. Ma era un atto d’amore, allora lo chiusi in una stanza, l’ho lasciato dormire e sono tronato il giorno dopo, spalleggiato da suo padre. Dopo due giorni di pianti e di urla si convinse a restare e dopo due anni rivinse la Champions. Questo è il ricordo che ho di lui al di là dei trionfi in campo: è una persona super e che anche l’anno scorso da allenatore al Milan ha fatto bene. Fino a cinque minuti dalla fine del campionato era quarto in classifica”.

Sui progetti del Monza: “I progetti sono di provare a vincere la Serie C quest’anno e poi ne parliamo a luglio”

Sul fatto che il Milan per tornare in alto dovrebbe cambiare proprietà: “Una delle cose che mi dà più fastidio è quando si critica chi arriva dopo la cessione di un club. È inelegante, io sono un tifoso pazzo del Milan, voglio solo tifare e non darò nessun consiglio a due amici come Paolo e Zvone. Lasciamo a loro l’onore e l’onere di gestire questo Milan. Non guarderò il derby a San Siro perché domenica pomeriggio sarò a Siena per la partita del Monza e poi lo guarderò in treno sul telefono”.

Su Cristiano Ronaldo tornato trascinatore della Juve: “I campioni sono prima di tutto persone straordinarie. Prima delle qualità tecniche devono esserci prima quelle umane. Al Milan, in 31 anni, ho visto giocatori normali restare a Milanello 15 anni e giocatori di grande talento perdersi. È facile raggiungere il successo ma è difficilissimo conservarlo. È incredibile in questo senso l’esempio di Cristiano Ronaldo che si allena ancora in maniera impeccabile, lavora sempre ed è a questi livelli da molti anni. È ammirevole”. 

Su Lotito: “Lotito nelle trattative di mercato è funambolico. Ricordo quando abbiamo preso Oddo: non è stata una trattativa ma una tempesta perfetta”.

Su Ronaldo se può considerarsi il giocatore più forte nella storia della Juve: “E’ impossibile fare paragoni tra le varie epoche, cambia tutto. Però io quando ho rivisto Van Basten alla Scala di Milano, alla premiazione della FIFA, mi sono inginocchiato e gli ho baciato l’anello. Gli ho detto che dopo di lui al Milan non è più visto un centravanti così”.

Su come viveva le settimane prima dei derby: “Il mio derby, Monza-Lecco, l’abbiamo già giocato e vinto. Però nulla nella mia vita mia ha emozionato come le due semifinali di Champions contro l’Inter nel 2003: era sempre un derby ma il fatto che fosse di Champions mi ha dato delle emozioni diverse. All’ultimo minuto sulla parata di Abbiati su Kallon ho pensato di morire, anzi ero morto. Ad Abbiati ho fatto un contratto a vita per due parate: quella e poi quella su Bucchi nell’anno dello Scudetto di Zaccheroni. Gli ho detto di decidere lui quando smettere e lui è andato avanti molti anni”.

Su Tare: “È bravissimo, ha scoperto tantissimi giocatori e riesce a far fare ricchissime plusvalenze che per un direttore sportivo è importantissimo. Negli spogliatoi ci siamo beccati duramente varie volte ma posso dire che Igli è bravissimo”.

Sulla dinastia Maldini dopo l’esordio di Daniel: “Noi siamo stati l’unica squadra al mondo che ha avuto la fortuna di avere padre e figlio che, da capitani, hanno alzato la Coppa dei Campioni. Perché il Real Madrid ha avuto i Sanchis, papà e figlio, che l’hanno vinta entrambi ma solo uno è stato capitano. Nel 1963 Cesare ha alzato la Coppa dei Campioni a Wembley e 40 anni dopo Paolo, sempre in Inghilterra, ha alzato la Champions. Speriamo che Daniel possa avere lo stesso destino di suo papà e di suo nonno: sarebbe una cosa bellissima”.

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