È derby, ancora una volta, e stagione dopo stagione pesa sempre di più affrontarlo con il barometro che indica brutto tempo, con l'animo di chi – alla fine – spera di passarla liscia. In tutto questo interminabile limbo in cui il Milan è confinato dal 2012, questo è uno degli aspetti meno sopportabili per i cuori rossoneri, non siamo a Torino, se vado a giocarmela contro l’Inter la speranza – anzi -, la convinzione è che il risultato deve essere aperto, spalancato e che si può e si deve vincere, non solo perché ragiono da tifoso, ma perché i valori tecnici e caratteriali sono quantomeno gli stessi. La realtà dice altre cose, e non certo da oggi.
Ai giovanotti rossoneri e ai loro due allenatori (indovina chi è l'altro) si possono chiedere almeno due cose: essere sintonizzati e dentro il match al minuto zero, e non avere paura. Non è una richiesta così incredibile, vero? Eppure andare a rileggere, rivedere, gli ultimi quattro derbies e troverete un Milan totalmente incapace di spaventare i nerazzurri in attesa dell'ineluttabile (come nel caso della sconfitta firmata da Icardi al 93'), oppure incassare immediatamente e poi rincorrere vanamente e con la lingua di fuori come nel 2-3 della primavera scorsa. Allenatore 1 – Pioli – recupererà Allenatore 2 – Ibra – che spiegherà in tempo reale ai compagnuzzi che cosa fare in campo, e questa è la pietra su cui tentare di costruire qualcosa; fondamentale anche il rientro di Bennacer, centro di gravità di una squadra che di ritmo ed equilibrio ha un disperato bisogno, oltreché di peso e un minimo di sfrontatezza: per questo, un ragionamento su Rebic sarebbe da fare, prima di lasciarlo in panca.
Ma ci mancherebbe anche di trasformarsi in allenatore 3. Anche perché, ci dicono dalla Germania, ci sarebbe già. Di Ralf Rangnick aveva già parlato il nostro Dario Donato due mesi e mezzo fa, ed è una prospettiva da seguire al centimetro perché andrebbe molto oltre l'ormai abituale (sospiro) “nuovo progetto tecnico”. Il tedesco, anni 62, verrebbe a fare l'inglese: nel senso del ruolo interpretato sia come direttore tecnico che come manager e gestore del parco giocatori, del mercato se vi piace di più la parola. Nella sua più recente esperienza, Rangnick questo ha fatto: il “cervello” delle squadre Red Bull, Lipsia e Salisburgo (il nome Haaland vi dice niente?). L’esistenza di una trattativa – se i rumors saranno confermati – sarebbe in definitiva clamorosa non tanto per Pioli, che al di là dei contratti non è mai stato considerato come una soluzione a lungo termine, ma per la dichiarazione di una crepa, per non dire peggio, tra Gazidis e il suo Boban-Maldini, il cui operato evidentemente non è stato giudicato positivamente dalla proprietà nel suo complesso, e questo a dispetto di un’ultima finestra di mercato dove la dirigenza ha compiuto un lavoro importante specie sul delicato fronte delle cessioni e dei tagli alle enormi spese presenti alla voce stipendi.
Che il tutto venga fuori alla vigilia di Inter-Milan, non sembra la maniera più intelligente di prepararsi a quella che era la gara dell'anno, a prescindere da qualsiasi valore, a qualsiasi posizione di classifica. Era, appunto.