Juve, il colpevole perfetto: ma è davvero tutta colpa di Sarri?

La complicata stagione di un capro espiatorio ideale

Il colpevole perfetto. Il capro espiatorio ideale. Maurizio Sarri lo ha messo in conto appena ha ricevuto la chiamata dalla dirigenza della Juventus. Per lui è solo un fastidio lontano, meno grave di due ore di fila senza accendersi una sigaretta. Quello che conta è solo mettersi la tuta e scendere in campo per l’allenamento o la partita. Parte tutto da qui, perché se l’allenatore più odiato dalla tifoseria bianconera fosse stato uno di quelli che vogliono fare la campagna acquisti non sarebbe probabilmente seduto sulla panchina più prestigiosa della serie A. Allegri avrebbe voluto rivoluzionare la rosa, Sarri allena chi si trova a disposizione.

 Alla Juve, al di là dei discorsi sul cambio di gioco e di mentalità, hanno preferito mantenere la base di una squadra che ha vinto tanto per quasi un decennio e che, fatalmente, è meno affamata di altre. Sarri si porta dietro il peccato originale delle frasi dette da allenatore del Napoli, uno stile poco adatto alla Real Casa bianconera e un’idea di calcio che è sempre stata poco apprezzata nel mondo del “vincere è l’unica cosa che conta”. Un’avversione ambientale che nemmeno una serie di vittorie e l’ottimo girone in Champions League sono riusciti a scalfire, figuriamoci quale appeal possa avere ora dopo due sconfitte in altrettante settimane.

Nessuno poteva aspettarsi dalla rosa di questa Juve un gioco veloce, fatto di scambi fitti ad alta intensità sullo stile del Napoli del triennio 2015-2018. Sarri si è adattato ai giocatori a disposizione dimostrando di non essere un integralista assoluto. I concetti del suo calcio restano quelli ma declinati in altri modi. La Juventus di questa stagione ha dato il meglio quando ha avuto gamba per un pressing ossessivo e ultraoffensivo. Il fisiologico calo atletico dovuto alla necessità di arrivare al top per la ripresa della Champions è uno dei motivi della scarsa propensione bianconera all’aggressività vista nelle ultime, deludenti, uscite.

Così come gli avversari hanno trovato l’antidoto alle triangolazioni in verticale ad alta intensità nei pressi della trequarti offensiva e a poco sono serviti i cambi di sistema di gioco anche a partita in corso. La mancanza di un concreto piano b può essere una colpa dell’allenatore ma non può essere lui a dover rendere conto delle ingenuità e delle disattenzioni individuali che sono costate sconfitte sanguinose. Non aiutano nemmeno le voci, molto concrete, che vogliono Simone Inzaghi sulla panchina bianconera la prossima stagione qualunque cosa possa succedere da qui a fine maggio. Ma per i tifosi bianconeri è tutta colpa dell’allenatore. Il colpevole perfetto.