Alla fine ha quasi sempre ragione lui. Alzi la mano chi pensava che la squadra dei primi quarantacinque minuti fosse da lasciare intatta durante l’intervallo; Antonio Conte da Lecce quella squadra l’ha lasciata intatta. E niente, aveva ragione lui.
Inter-Milan è stata la consacrazione di un carattere in crescita all’interno del club nerazzurro; partita strana, particolare, affrontata senza giusto cipiglio, corretta cattiveria, atteggiamento consono ad una simile circostanza. Almeno nel primo tempo. Chiuso, nonostante il doppio svantaggio, con un paio di occasioni gettate. Certo, domanda lecita e risposta scontata; l’Inter dello scorso campionato sarebbe stata in grado di ribaltare l’incontro in maniera sì netta e prepotente? Scrivere no è logico, facciamo sarebbe perché la controprova non la potremo mai avere. Di certo abbiamo ben stampate nella mente molte prestazioni, nello scorso campionato, condite da ceffoni senza reazione. Anche quest’anno, qualcosa non ha funzionato; non è che lo invento io, lo dicono i risultati. Dai quali, vorrei tanto fosse vero, sembra che i protagonisti abbiano tratto una sana lezione di vita sportiva; perché solo così si può spiegare la reazione incredibile dei nerazzurri, messi all’angolo e quasi groggy, in un secondo tempo che pareva avere ben poco da raccontare,in una rimonta di quelle da raccontare ai figli, ai nipoti, a chi volete voi nelle fredde notti invernali davanti al fuoco di un camino.
Dinamite, non scintilla raccomandava il tecnico salentino a inizio stagione. Dinamite, non scintilla, per evitare di sciogliersi sul più bello, cosa puntualmente avvenuta nelle passate stagioni. Dinamite, non scintilla, perché gli avversari devono iniziare ad avere paura quando incontrano l’Inter, sportivamente parlando sia chiaro. L’aria che si respira in casa Inter, oggi, è decisamente più sana e salubre della stessa respirata l’anno scorso o un paio di stagioni orsono. Tutte terminate con la qualificazione in Champions, tanto di cappello, ma conquistata all’ultimo respiro sia a Roma contro la Lazio – la prende Vecino – sia in casa con l’Empoli poi retrocesso – gol di Radja dopo un’ottima conclusione del centrocampista uruguagio.
Però anche questa vittoria, che resterà senz’altro epica nel grande libro della stracittadina meneghina, deve inevitabilmente far pensare; il primo tempo è stato di una bruttezza rara, in balia dell’avversario.
La strada è lunga, ce lo raccontiamo sempre. Oggi, però, siamo un po’ più dinamite e un po’ meno scintilla.