Cinquanta minuti ottimi, come poche altre volte negli ultimi anni. Poi la debacle. Il pazzo andamento del derby, con il Milan che passa da un robusto 2-0 all’incubo del 2-4 finale, viene cristallizzato dalle parole del migliore fra i rossoneri. Che naturalmente è Ibrahimovic: "Difficile spiegare. Primo tempo quasi perfetto, secondo totalmente al contrario. Nell’intervallo ci eravamo detti di stare attenti nei primi 15’ della ripresa. Ed abbiamo preso due gol. Da lì la partita è stata completamente in salita". Già, ma come si spiega una partita del genere? Prima fortuna e poi hanno prevalso i reali valori in campo? Oppure cos’altro?
"Nel primo tempo abbiamo seguito tatticamente tutto quello che abbiamo preparato in settimana. Nel secondo tempo, dopo il primo gol secondo me la squadra ha perso la fiducia – dice Zlatan –. Abbiamo smesso di giocare". Ed ecco arrivati al punto centrale, ancora una volta: manca l’esperienza della gestione, manca anche la struttura nell’affrontare partite del genere. Eppure per cinquanta minuti è sembrato tutt’altro: l’Inter era annichilita. Anche qui, ancora una volta, Ibra fotografa perfettamente quanto visto in campo: "Quando vinci 2-0, devi saper gestire. Soprattutto contro una squadra come l’Inter. Anche se in realtà, nel primo tempo, non l’ho vista da secondo posto. Pensavo di più". Quel “di più” ha caratterizzato la ripresa in lungo e in largo.
E giovedì c’è la Coppa Italia, altro snodo cruciale contro una Juventus che ora - in campionato - non è più solitaria in testa alla classifica. Resta un dato di fatto: ieri sera il Milan ha dimostrato di poter giocare (e bene) mettendo in difficoltà una delle principali forze dell’attuale Serie A, ma nel momento della sofferenza in tanti mollano. Ibra, insomma, ha fatto e sta facendo il possibile: se svanisce anche il suo effetto “magico”, prepariamoci in estate ad una nuova, potente (ma lancinante) rivoluzione sul mercato.