Dopo la clamorosa sconfitta nel derby, in casa Milan si cercano i colpevoli. E tutti gli indizi sembrano puntare il dito soprattutto contro la fragilità mentale della squadra. Sul piano del gioco, gli uomini di Pioli nel primo tempo hanno dimostrato di poter esprimersi a ottimi livelli, creando tante occasioni e dominando la gara, ma poi sono crollati nella ripresa nonostante il doppio vantaggio. Un blackout improvviso, che da una parte evidenzia l'Ibra-dipendenza dei rossoneri e dall'altra l'incapacità di gestire il match da un punto di vista emotivo e caratteriale.
Con un solo "condottiero" in campo, del resto, il Milan visto contro l'Inter ha confermato la sensazione che tutto passi dai piedi e dalla testa di Zlatan. Da un punto di vista del gioco e non solo. E quando lo svedese cala, la squadra non riesce a tenere fisicamente, tecnicamente e mentalmente. Un problema evidenziato dai due gol presi immediatamente a inizio ripresa, quando il Milan avrebbe dovuto gestire il risultato con sangue freddo, e dal crollo dopo il pareggio, interrotto soltanto da un colpo di testa ancora di Ibra finito sul palo.
Dettagli di un match nato bene e finito malissimo per i rossoneri, incapaci di restare in partita dopo la reazione dell'Inter e di riprendere in mano la gara, limitando i danni. Questione di carattere e di personalità, verrebbe da dire. Caratteristiche che di certo non mancano a Zlatan, ma che evidentemente il resto della rosa non ha. E che nemmeno i cambi, forse troppo tardivi, sono riusciti a dare ai rossoneri nel derby. Questo Milan è Ibra-dipendente, ma da solo Zlatan non basta.