L'ANALISI

Facciamo chiarezza: perché il mani di Calabria è da rigore (e quello di Cerri no)

La differenza tra i due episodi è l'attitudine: per questo Rizzoli ha considerato giusta la decisione di Valeri in Milan-Juve

Premessa: complimenti a Stefano Pioli. Finalmente un allenatore che, nel contestare una decisione arbitrale, lo fa pacatamente e portando a sostegno della sua tesi gli elementi raccolti in un incontro arbitri/allenatori a cui lui ha partecipato attivamente, ascoltando e facendo domande (molti altri non ci vanno, poi contestano a prescindere).

Il tecnico del Milan, nel commentare la decisione presa da Nasca (VAR) e Valeri (arbitro) in occasione del ‘mani’ di Calabria, ha fatto riferimento alla riunione tenutasi a Roma lo scorso 19 novembre e alle spiegazioni fornite in quell’occasione da Rizzoli sul caso di Cagliari-Brescia della prima giornata (mano di Cerri punita con il rigore da Abbattista). Ne riassumiamo il virgolettato: “Concedere il calcio di rigore è un errore. Cerri salta di testa in una situazione di mischia su calcio d’angolo, non sa cosa può succedere alle sue spalle. Il braccio largo è consono al movimento del salto, che è un tentativo di giocare il pallone, e in fase di caduta il giocatore sta riavvicinando il braccio al corpo. Non c’è niente di ‘disonesto’, nessuna ‘ATTITUDINE’ (parola molto importante nel vocabolario di Rizzoli, ndr) né volontà di ostacolare la giocata di un avversario. E non siamo davanti a un caso di braccio aperto all’altezza delle spalle o sopra la testa, che, secondo il nuovo regolamento, comporterebbe automaticamente il rigore”.

Riassunto l’intervento del designatore, il punto è: il ‘mani’ di Calabria è davvero equiparabile a quello di Cerri? Per il VAR Nasca no; altrimenti non avrebbe suggerito a Valeri la review; per Valeri nemmeno, altrimenti non avrebbe cambiato la decisione iniziale. Diciamo subito che la valutazione dei due arbitri sull’episodio in questione è stata condivisa dai vertici arbitrali (discorso che non va esteso all’intera direzione di Valeri, condita da vari errori da una parte e dall’altra).

In cosa i due casi differiscono? Nell’ATTITUDINE del difensore del Milan, che secondo arbitri e designatore è quella di chi vuole aumentare il volume da opporre alla giocata dell’avversario. Calabria è in marcatura su Ronaldo, ha ben chiara la situazione, sa che se venisse scavalcato dal pallone, alle sue spalle ci sarebbe il portoghese pronto a colpire. Il difensore prova ad anticiparlo di testa ma, una volta superato dalla palla, tiene il braccio sinistro ben largo (quasi a 90° rispetto al corpo) e alza/apre la gamba sinistra verso quel braccio per aumentare la superficie di opposizione. Non che alzare la gamba sia illecito, ovviamente, ma conforta la sensazione che Calabria, a quel punto, voglia soltanto fare ‘scudo’ contro l’eventuale tiro di Ronaldo. Queste le valutazioni (condivise dall’AIA) che hanno portato alla concessione del rigore.

Riferendosi al confronto tra il caso Calabria e il caso Cerri, Pioli ha aggiunto “non ci capisco più niente, inizio a fare confusione”. No, caro mister, lei all’incontro chiarificatore c’era e si è anche stampato bene in testa le affermazioni di Rizzoli. Non è che lei fa confusione, è che il fallo di mano per sua natura genera confusione. Cerri-Calabria hanno elementi in comune? Certamente. Hanno sfumature ed elementi differenti? Certamente. Basterebbe codificare che il giocatore voltato, se tocca di mano, non è mai punibile? Certamente no, assisteremmo a scene surreali, tutti i difensori inizierebbero a voltarsi aprendo/alzando le braccia, sapendo che tanto non sarebbe mai rigore.

“Intenzione”, “attitudine”, “maggior volume”, “opposizione” e via dicendo: quante variabili, quante sfumature, quante interpretazioni possibili a seconda delle circostanze e della sensibilità dell’arbitro, il cui lavoro, in presenza di tante postille e indicazioni regolamentari/interpretative, è diventato tremendamente difficile. Così, senza che sia colpa di nessuno, l’uniformità resta un miraggio