È sempre più indecifrabile questa stagione rossonera, non lo si scopre certo dalla trasferta di Firenze. Una gara che poteva, doveva (ad un certo punto) essere portata a casa si trasforma nel consueto psicodramma in cui ognuno cerca il suo capro espiatorio: dapprima il meraviglioso gol di Zlatan Ibrahimovic annullato come uno sfregio inestimabile alla Gioconda, quindi la superiorità numerica che dopo il gol di Rebic sembra mettere anzitempo la parola fine alla gara, infine il contestato rigore per fallo di Romagnoli su Cutrone con l’ex rossonero che chiede di battere il penalty ai compagni e poi, a fine gara, va ad applaudire verso lo spicchio di spalti occupato dai suoi ex tifosi. Onesto, ma quantomeno contraddittorio. Proviamo ad andare con ordine, anche se non è facile.
Il gol di Ibra è sublime, probabilmente uno dei più belli segnati qui in Italia. Alla faccia di chi lo considera da mesi un bollito, lo “svedesone” sciorina magia superando come birilli i giocatori viola ed insaccando con grande facilità. Poi lo stop, il Var, quel braccio attaccato al corpo che però, con le nuove norme vigenti, diventa determinante al fine dell’azione che poi porta al gol. È chiaro che oggi si ha a che fare con un altro sport, come sempre ci abitueremo. Quindi segna Rebic, che oggi andrebbe in gol anche se fosse in tribuna, nascosto sotto un seggiolino, rannicchiato. Tutto gira bene al grande ex che, appena la squadra ha cominciato a girare, ha fatto vedere di che pasta sia fatto. Poco da dire.
La superiorità numerica, a quel punto, sembra suonare come ulteriore mazzata per gli uomini di Iachini già sufficientemente tramortiti. E invece no, perché chi ha un po’ di recente storia rossonera a memoria sa che a nulla può essere messo la parola fine se in ballo c’è la squadra di Pioli. E, infatti, a furia di imbarcare contropiedi, finisce che sia proprio il neo entrato Cutrone fautore dell’azione che porta al (presunto) fallo di Romagnoli e quindi al rigore che porta al pareggio finale. Un’azione quantomeno dubbia, con il capitano rossonero che non è chiaro se tocchi o meno la palla e con l’ex Wolverhampton abile ad ottenere il massimo con il minimo sforzo. Poi tra l’avida richiesta di battere il rigore e il successivo plauso cercato sotto la curva rossonera ce ne passa, ma ognuno fa il suo mestiere: gli insulti a Cutrone sono (e restano) un insulto al genere umano e a Pioli, ancora una volta, non resta che leccarsi le ferite per quello stile “vorrei ma non posso” sempre molto in voga.